L'ECLISSE DI ANDREA DA BERGAMO
Prof. Adriano Gaspani -
Articolo
pubblicato sulla Rivista di Bergamo - Novembre 1999
Il "Sol Niger" ossia il Sole Nero Alchemico
Le eclissi totali di Sole sono senza alcun
dubbio uno dei fenomeni naturali più spettacolari e suggestivi visibili
ad occhio nudo nel cielo. Ancora ai nostri giorni l'osservazione di
un'eclisse totale di Sole è un'esperienza indimenticabile; in pochi
minuti il paesaggio circostante piomba nel buio, le stelle appaiono nel
cielo in pieno giorno,
la temperatura cala in modo evidente ed avvertibile, e sui muri e
sugli oggetti compaiono frange colorate che si muovono velocemente. Senza
contare l'immagine del Sole che quasi sparisce dal cielo oppure, nel caso
delle eclissi anulari, essa è ridotta ad un sottile anello luminosissimo.
Poi, con la stessa rapidità con cui le tenebre sono calate, esse
spariscono e il Sole comincia ed emergere gradualmente da dietro il disco
della Luna e la luce diurna ritorna ad avvolgere il paesaggio, come se
nulla fosse avvenuto. L'insieme dei fenomeni che accadono durante
un'eclisse totale di Sole concorrono a produrre un'esperienza
indimenticabile. Non dobbiamo dunque meravigliarci se le eclissi di Sole,
soprattutto quelle totali, cioè quelle in cui il disco lunare copre
completamente il disco solare, abbiano catturato l'attenzione dei popoli
di tutto il mondo fin dalla più remota antichità.
Lo studio di questi fenomeni, condotto con metodologia scientifica, non si
sviluppò prima del Rinascimento, ciò nondimeno, ci sono pervenute dal
Medioevo e da epoche ancora precedenti numerose e dettagliate descrizioni
di eclissi solari totali. La maggior parte di queste registrazioni si
rilevano in cronache di storici che operarono nell'estremo oriente, nei
paesi di religione mussulmana ed anche nell'Europa cristiana. Durante il
XI secolo diverse eclissi totali precipitarono nell'oscurità vaste
regioni dell'Europa e dell'Italia. In quell'epoca si moltiplicarono nelle
vicinanze delle città i monasteri benedettini, soprattutto quelli
dipendenti dalla potente abbazia di Cluny, in Borgogna.
Questo fenomeno fu di grande rilevanza anche sul territorio bergamasco, fu
in quel periodo che sorsero ad opera di Alberto da Prezzate, il priorato
maggiore di Pontida, quello minore di Fontanella al Monte con le loro
numerose dipendenze. I monaci medioevali avevano spesso l'abitudine di
registrare puntualmente ciò che di straordinario era visibile ad occhio
nudo nel cielo. La motivazione principale non era di carattere
scientifico, bensì il tentativo di presagire, dai fenomeni celesti,
l'incipiente fine del mondo. Un esempio emblematico è rappresentato dalle
"Cronache dell'Anno Mille" redatte da Rodolfo il Glabro, monaco
benedettino residente a Cluny, anche se comunque alcuni secoli prima,
soprattutto nei monasteri irlandesi, furono redatti annali zeppi di
indicazioni di eclissi e di comete osservate nel cielo dai monaci bianchi
(così erano conosciuti i monaci facenti parte del clero irlandese i quali
praticavano un cristianesimo in cui era presente una marcata matrice
celtica).
Considerata la ricchezza di particolari e la precisione delle descrizioni
che si ritrovano negli annali italiani, si può affermare che almeno un
quinto delle registrazioni, relative ad eclissi e passaggi di comete,
tramandateci da ogni parte del mondo prima del XVIII secolo provenga
proprio dall'Italia.
Il Sole e la Luna in una stampa medievale
In questo articolo ci concentreremo però su una particolare eclisse
totale di Sole che fu osservata nell'anno 840 d.C. a Bergamo, con molta
probabilità in Città Alta, da Andrea da Bergamo, un cronachista
dell'epoca.
Prima di parlare esplicitamente dell'eclisse osservata da Andrea da
Bergamo, è però utile e necessario richiamare alcune questioni
astronomiche generali relative a questo genere di fenomeni. L'orbita
lunare è inclinata, rispetto al piano dell'orbita terrestre, di un angolo
pari a circa 5 gradi il quale varia, di poco, periodicamente in 173
giorni. L'ombra della Luna incontra la superficie terrestre abbastanza
raramente, in media non più di una volta all'anno, di conseguenza meno
della metà di tutte le eclissi solari possibili risultano essere totali.
Se un'eclisse di Sole avviene quando la Luna è posizionata in quella
parte della sua orbita ellittica che è più distante dalla Terra, allora
la sua dimensione angolare non è sufficiente a coprire completamente il
disco solare, in questo caso non si verifica un'eclisse totale ma
solamente un'eclisse anulare.
Nel corso di questi eventi l'oscuramento che si produce è minimo, al
punto che un'eclisse anulare potrebbe persino passare inosservata agli
occhi di un osservatore casuale. Per una strana coincidenza, la lunghezza
media del cono d'ombra proiettato, nello spazio, dalla Luna è
approssimativamente uguale alla distanza media del nostro satellite dalla
Terra, per questo motivo nel punto in cui il cono d'ombra raggiunge la
Terra la sua ampiezza raramente supera i 300 km. Con il progredire
dell'eclisse, l'ombra della Luna percorre la superficie terrestre
disegnando una traccia lunga ma sottile, la velocità con cui l'ombra si
sposta è dell'ordine dei 3000 km orari e per questo è raro che
un'eclisse visibile in un dato punto del pianeta duri più di 6 minuti. Se
consideriamo l'intera superficie terrestre possiamo affermare che in ogni
secolo avvengono approssimativamente 70 eclissi solari totali, se però
consideriamo un singolo Paese con una superficie paragonabile a
quella dell'Italia allora la frequenza si riduce mediamente a circa
un'eclisse per secolo. Il calcolo astronomico ci permette di ricostruire
con grande accuratezza le circostanze e le caratteristiche delle eclissi
visibili in un dato luogo sia nel remoto passato che nel lontano futuro.
Se, ad esempio, calcoliamo quante eclissi furono visibili a Roma dalla
data della sua fondazione, tradizionalmente assunta essere il 21 Aprile
753 a.C., fino ai tempi nostri, si rileva che quelle totali sono state
solamente 7 in tutto. Esse avvennero negli anni: 402 a.C., 188 a.C. e 18,
540, 968, 1386 e 1567 dell'era volgare. In aggiunta a queste si devono
considerare due eclissi parziali avvenute rispettivamente nel 1431 e nel
1961 le quali furono piuttosto straordinarie in quanto nel cielo dell'Urbe
il disco del Sole fu occultato dalla Luna per il 99%. Ricordiamo che
generalmente un'eclisse di Sole non è troppo appariscente a meno che il
disco del Sole non sia coperto da quello della Luna per almeno il 97%
della sua superficie.
Personalmente assistetti, in tenera età, all'eclisse del 15 Febbraio
1961. Frequentavo la seconda elementare presso la scuola A. Locatelli di
Bergamo. Vidi il Sole eclissato attraverso un vetro affumicato tenuto dal
maestro il quale ci mostrò il fenomeno verso le 8:30 del mattino e dedicò
parte della mattinata scolastica spiegando il perché e il percome si
verificano le eclissi. Ne provai grande impressione e la conseguenza fu
che l'Astronomia rimase, per me, un interesse dominante per gli anni
successivi.
Eclisse di Sole
Ritorniamo ora ad occuparci delle cronache di Andrea da Bergamo
relativamente all'eclisse dell'anno 840 d.C. In quel periodo la città di
Bergamo era retta dal conte franco Mario che governò dal 833 fino ad
essere sostituito da Rotocario nel 843 (M. Lupo, Codex diplomaticus
civitatis et ecclesiae Bergomatis, Bergomi, 1784-99), mentre Lodovico I
era, dopo alterne vicende, imperatore dei Franchi e il romano Gregorio IV
era Papa dall'anno 827. L'eclisse solare totale avvenuta mercoledì 5
maggio 840 fu visibile solo nelle regioni settentrionali e fu segnalata
come totale sia a Bergamo che a Como. Il cronachista contemporaneo Andrea
da Bergamo ne fornì una vivacissima descrizione che è contenuta nel
Monumenta Germaniae Historica, Scriptores:
<<Nella terza indizione (cioè nell'840 il sole fu oscurato e le stelle
apparvero in cielo al terzo giorno precedente none di maggio 5 maggio)
nell'ora nona delle litanie del signore per circa mezz'ora. Ci fu grande
sgomento tra la gente e molti cominciarono a temere che questa nostra era
fosse giunta alla fine. Ma mentre si scambiavano simili ingenui pensieri
riprese nuovo splendere sfuggendo all'ombra prima l'aveva avvolto>>.
[Andreas Bergomatis Cronicon, Monumenta Germaniae Historica, Scriptores
(Rerum Longobardicarum et Italicarum saec. VI-IX), III, 235].
L'indizione era un periodo fiscale romano il cui ciclo durava 15 anni. Il
primo anno di conteggio dell'Indizione fu il 312 d.C., quindi l'anno terzo
dell'indizione citato da Andrea da Bergamo iniziò il giorno 1 Settembre
dell'anno 839. Andrea da Bergamo è molto accurato nella datazione
dell'evento il quale trova conferma da una registrazione indipendente che
è contenuta negli Annali Sacri della città di Como raccolti e descritti
da Primo Luigi Tatti, canonico regolare della congregazione di Somasca, e
pubblicati a Como nel 1643.
Nel testo, in corrispondenza dell'anno 840 leggiamo:
<<...l'anno 840 susseguente. Questi fu un eclissi del Sole si
tremendo e oscuro, che nel mancar della luce s'impossessarono in modo
inusitato le tenebre, e apparirono nel più bello del giorno chiaramente
le Stelle>>.
Una terza conferma la rileviamo negli "Annali Ecclesiastici tratti da
quelli del Cardinal Baronio", pubblicati anch'essi nel 1643, e
compilati dal trevigiano Odorico Rinaldi allora prete della Congregazione
dell'Oratorio di Roma.
Nella pagina relativa all'anno 840 leggiamo:
<<...5. Nel quel tempo scurò in modo strano tutto il corpo del Sole
nel terzo dì delle litanie maggiori e tanto prevalsero le tenebre, che
pareva realmente notte. Il quale prodigio quantunque a natural cagione
attribuisse, significava, chèl grandissimo lume dè mortali, che posto
nella casa di Dio sopra il candeliere a tutti riluceva, dico l'imperadore
di piissima ricordanza, dovea essere, senza molto stare, tolto dalla
presenza degli huomini, e chèl mondo era per rimanere per la partenza di
lui fra scure, e noiose tenebre di tribolazioni [...]. Egli adunque
cominciò a consumarsi di fastidio, havere in abbominazione il cibo,
mandare frequenti sospiri, patire singhiozzi e così venir meno.>>
La fascia in cui il Sole, completamente eclissato, fu visibile si estese
dal Golfo del Messico, fin quasi all'India e passò sopra Torino e
Venezia, cosicché tutto l'estremo nord dell'Italia si trovò immerso
nella totalità. I calcoli astronomici mostrano che effettivamente
l'eclisse del 5 Maggio 840 fu totale sia a Como che a Bergamo, però
all'incirca intorno alle 13:25 ora locale, vale a dire nell'ora ottava del
giorno e non nella nona come indicato da Andreas Bergomatis; il Sole era
visibile a 57 gradi di altezza
sull'orizzonte.
Qual'e la spiegazione per questa discrepanza? Un errore di un'ora da parte
di Andrea? No! la spiegazione esiste ed è molto più sottile. La
discrepanza è dovuta al fatto che al tempo di Andrea da Bergamo, la Terra
ruotava sul proprio asse un pò più velocemente di quanto non accada ora,
quindi la durata del giorno era un poco più corta. La durata del giorno
aumenta progressivamente di una quantità piccolissima, ma misurabile, in
modo tale che nell'anno 840 il giorno siderale era più
corto
di poco più di 20 millesimi di secondo rispetto alla lunghezza attuale
pari a 23 ore 56 minuti e 4 secondi.
La conclusione è che negli ultimi
2500 anni un orologio che avesse continuato a misurare il Tempo Universale
in sintonia con la rotazione terrestre avrebbe accumulato uno sfasamento
di circa 5 ore rispetto ad un cronometro ideale. La differenza di 20
millesimi di secondo è piccolissima, ma tenendo conto che dalla data
dell'eclisse registrata da Andrea da Bergamo sono trascorsi più di 423300
giorni, la discrepanza tra il calcolo eseguito nell'ipotesi che la Terra
ruoti su se stessa a velocità costante e il vero orario della fase
massima del fenomeno, calcolato tenendo presente anche la traiettoria
percorsa dall'ombra della Luna sulla superficie terrestre, risulta essere
di 1966.5 secondi, confermando quindi le accurate osservazioni di Andrea
da Bergamo. Le eclissi antiche e quindi anche quella osservata da Andrea,
forniscono un contributo insostituibile ai fine dello studio del
rallentamento della rotazione terrestre che avviene a causa
dell'attrazione gravitazionale operata dalla Luna la quale per contro
accelera il suo moto e si allontana dalla Terra al ritmo di circa 4.4
centimetri all'anno, quindi nel 840 la Luna era 51 metri più vicina
rispetto alla sua distanza media attuale. Tornando ora alle testimonianze
citate, rileviamo che quella di Odorico Rinaldi ricorda che in
concomitanza con l'eclisse, l'imperatore dei Franchi Lodovico I iniziò a
soffrire di uno strano malanno, morendo circa un mese dopo. Il testo di
Primo Luigi Tatti è anch'esso molto esplicito su questo argomento.
Addirittura in questo caso l'autore fa riferimento ad una cometa osservata
nella costellazione della Vergine poco dopo la festa di Pasqua dell'anno
837 e che avrebbe spaventato l'imperatore Lodovico presagendo la sua
morte. Il testo riporta, sempre negli Annali Ecclesiastici:
<<...e la Cometa, che dopo Pasqua apparve nel segno della Vergine.
Trasse molti a rimirarla e osservare i suoi movimenti. Fra questi Lodovico
medesimo l'addocchiò e giudicò foriera di morte vicina. Così fu:
ma prima pianse quella del figlio Pipino Re della Guienna assai
intempestiva, ch'aspramente l'afflisse.>>
Nell'anno
837 la Pasqua cadde, secondo i calcoli astronomici, il 1 Aprile del
calendario giuliano. La cometa in oggetto è facilmente identificabile in
quanto essa fu osservata per la prima volta in Cina, dagli astronomi del
"celeste impero", nella notte del 22 Marzo, nella zona di cielo
posta tra le costellazioni di Pegaso e dell'Acquario. Si trattava della
ben nota Cometa di Halley la quale venne osservata anche a Bergamo.
Consultando i resoconti degli astronomi cinesi si rileva che il 6 Aprile
l'astro era visibile nell'Acquario, già con una lunga coda che si divise
in due tronconi il 9 Aprile. La sera del 11 Aprile la cometa entrò nella
costellazione della Vergine con la sua doppia coda che si estendeva per
metà del cielo. Lo spettacolo doveva essere magnifico, ma per gli uomini
del medioevo europeo tale spettacolo era terrificante in quanto, secondo
la logica imperante a quel tempo, le comete erano considerate cattivi
presagi. Il resoconto del Tatti si riferisce con grande probabilità a
questa data, dieci giorni dopo Pasqua. Il passaggio della cometa, aggiunto
alla successiva eclisse di Sole, fu considerato un presagio ancora più
funesto, infatti dopo la descrizione dell'eclisse che abbiamo riportato
precedentemente, il testo del Tatti prosegue occupandosi dell'imperatore
Lodovico:
<<...chiaramente le Stelle. Lodovico cominciò immantinente a
provare la malignità di quest'influsso, perché fu toccato da un noioso
turbamento di stomaco, il quale lo sforzò a coricarsi sul letto. In esso
giacque alcune settimane,
nelle quali con pietà singolare s'apparecchiò all'ultimo
passaggio, ch'ei fece da questa all'altra vita in età d'anni
sessantaquattro alli 20 di Giugno nel quarantesimo del corrente
secolo.>>
Da questi documenti si rileva quindi che sia il passaggio della cometa di
Halley nel 837 sia l'eclisse totale del 840 furono interpretati secondo la
logica medioevale come presagi di un'imminente sventura che tutti i
cronachisti dell'epoca identificarono con la morte dell'imperatore
Lodovico avvenuta, appunto il 20 Giugno, a Ingelhaim, presso Magonza. Tra
le descrizioni relative all'eclisse dell'anno 840 quella redatta da Andrea
da Bergamo è quella il cui carattere si avvicina di più ad un moderno
resoconto scientifico di un fenomeno astronomico, infatti egli è l'unico
autore che non solo riporta la sparizione completa del disco solare, ma
anche l'emergenza dopo la fase di totalità, durata secondo i calcoli 5
minuti e 46 secondi, fornendo anche una chiara indicazione temporale dello
svolgersi del fenomeno. Egli ritiene "ingenui pensieri" le
preoccupazioni dei suoi contemporanei presenti alla scena, le quali erano
ovviamente superstizioni frutto della più bieca ignoranza. A quel tempo
il meccanismo delle eclissi era noto, anche se costruito su una visione
cosmologica geocentrica. La Terra era ritenuta essere immobile al centro
dell'Universo e la Luna le ruotava attorno, ma anche il Sole, più
distante, era ritenuto rivoluisse intorno alla Terra, in un anno siderale.
Dal punto di vista puramente meccanico il vero sistema, che oggi tutti
conosciamo sin dalla scuola elementare e quello geocentrico sono
perfettamente equivalenti: entrambi i modelli forniscono una
rappresentazione equivalentemente accurata delle eclissi, almeno entro la
precisione richiesta durante il Medioevo. La letteratura astronomica
importante disponibile a quel tempo si componeva grosso modo degli scritti
di due autori: Beda il Venerabile, monaco benedettino operante nel VII
secolo a.C. in Northumbria, pressoché l'attuale Inghilterra e il monaco
irlandese Dungal, educato nel monastero di Bangor, noto per aver fondato,
in Italia, una scuola che divenne poi l'Università di Padova. Il primo
scrisse praticamente su tutto lo scibile umano del tempo, secondo un
criterio tipicamente romano. Le eclissi e il modo di calcolarle sono
trattati nel suo "De Natura Rerum Liber" (in Venerabilis Bedae,
Anglosaxonis Presbyteri Opera Omnia, J.P. Migne, Patrologiae latinae Tomus
90). Il secondo, operante secondo il criterio culturale monastico
irlandese, quindi squisitamente celtico, osservò le due eclissi di Sole
che si verificarono nell'anno 810 e scrisse una dissertazione
relativamente ad esse su incarico di Carlo Magno il quale in seguito gli
affidò la direzione di quella che divenne in seguito l'Università di
Pavia. Dungal spiegò il fenomeno (sempre in un contesto eliocentrico,
quindi con la Terra ferma e il Sole e la Luna fisicamente in moto intorno
ad essa) dimostrando di conoscere bene il meccanismo con cui si poteva
produrre l'eclisse, la misura dell'inclinazione del piano dell'orbita
della Luna rispetto all'eclittica e la sua variazione periodica.
Probabilmente Andrea conosceva almeno uno di questi due testi e dal suo
breve, ma puntuale resoconto, si intuisce che egli era a conoscenza del
meccanismo delle eclissi e dalla sua testimonianza si comprende che egli
non era impressionato oltremisura da quanto stava avvenendo in cielo. Il
testo di Andrea riporta anche un interessante dettaglio relativo al
"tremito" da lui osservato lungo il bordo del Sole eclissato,
nel momento in cui la fase del fenomeno fu massima. La sua descrizione si
adatta perfettamente ad un fenomeno effettivamente visibile nella fase di
totalità delle eclissi e noto con il nome di "grani di Baily"
dall'astronomo che per primo li mise in evidenza nel secolo scorso, ma che
a quanto pare il nostro Andrea aveva già rilevato, almeno
qualitativamente, un millennio prima.
|