I BAREC DEL MONTE AVARO
pubblicato
sulla rivista Terra Insubre - n°18 - Maggio 2001
Prof. Adriano Gaspani
Splendida veduta dei Piani dell'Avaro
I
"barec" sono recinti litici formati da muri a secco costruiti
mediante l' accumulo di pietre grezze di diametro variabile dai 20 ai 90
centimetri. Si ritiene che essi siano stati costruiti generalmente in
epoca storica oppure moderna, in alta Valle Brembana, in Valtellina ed in
Val di Scalve ed ebbero soprattutto in passato finalità pratiche
consentendo l' alloggio del bestiame, prevalentemente bovino. In essi
venivano raccolte le mandrie sia per l' alloggio notturno, sia in caso di
temporali.
veduta di un Barec sul monte Avaro
La costruzione dei "barec" mediamente risale all' inizio dell'
abitudine di portare il bestiame in alpeggio, peraltro
molto antica. Già dal 1300 gli statuti di Averara, in Valle Brembana e di
altre località dell'alta Valle Seriana e di quella di Scalve, regolavano
con precise norme l'attività dell'alpeggio quindi possiamo ritenere che
mediamente alcuni"barec" possano risalire a quel periodo, ma non
è escluso che alcuni di essi possano risalire anche ad epoche più
remote; il problema della loro datazione è difficilissimo da risolvere.
Il termine dialettale bergamasco "barec" ha origine decisamente
oscura. La sua diffusione è tipica dei dialetti dell' alta Val Seriana e
della Val di Scalve, come puntualizzato nel 1857 dal Tiraboschi nel suo
"Dizionario dei Dialetti Bergamaschi" dandone la seguente
definizione: "steccato entro il quale i pecorai ed i mandriani
raccolgono i greggi e le mandrie". Il termine dialettale bergamasco
"barecà i ache" si riferisce all' operazione di rinchiudere le
mucche entro il "barec", o quanto meno entro uno spazio
circoscritto e recintato da un muro di pietre a secco. La derivazione del
termine potrebbe essere duplice, da un lato sembra essere un vocabolo di
derivazione squisitamente celtica, tanto è vero che, come riconosce il
Tiraboschi, nel dialetto parlato nella regione della Champagne, in
Francia, il termine "beric" significa proprio "ovile".
D' altro canto il termine latino "bareca", proveniente dal gergo
militare, che significa "deposito" (soprattutto di generi
alimentari) potrebbe essere un'altra fonte possibile. Generalmente i
"barec" sono posti in luoghi elevati, sui prati posti pressoché
in quota sulle montagne; diventa quindi di interesse considerare il
celtico "*barro", il gallese "barr", l'irlandese
"barr" e il gallico "Barro" che significano
"cima", "sommità", "luogo elevato" i quali
potrebbero essere linguisticamente connessi con il bergamasco "barec".
Pecore a ricovero in un Barec
In
Valtellina i "barec" sono tendenzialmente di forma quadrangolare
a causa del fatto che generalmente i prati dove sono ubicati sono posti
lungo pendii in forte pendenza. Il quadrangolo è in genere orientato con
il lato lungo parallelamente alla direzione di massima pendenza del
pendio. Nel Bergamasco i "barec" sono generalmente posti su
pendii più dolci quindi la forma, da quadrangolare tende a divenire sub
circolare. Statisticamente è stato rilevato che minore è la pendenza del
luogo e più è frequente rilevare una forma tendente al circolo o all'
ovale. Di norma i "barec" brembani mostrano, analogamente a
quelli valtellinesi, una forma grosso modo quadrangolare, con alcune
interessanti eccezioni, tra le quali quelli posti presso il lago di
Valmora e soprattutto il complesso ubicato ai Piani dell'Avaro, circa 500
metri a nord del rifugio "Ca del Sul", a 1760 metri di quota,
misurati pressoché nel centro, il quale mostra una forma marcatamente sub
circolare con una cinquantina di metri di diametro.
La forma però non è l' unica peculiarità di questo complesso, infatti quasi al centro del
recinto litico è posto un cumulo di pietre sopra le quali è stato posto,
non si sa quando, un grosso masso su cui possono essere osservate alcune
coppelle di grandi dimensioni. Sul limite più elevato, nella direzione di
massima pendenza del pendio lungo cui è posta la struttura, si rileva la
presenza di un grosso monolito, di circa 2 metri di lunghezza e 2 di
altezza, anch' esso coppellato, che è stato inglobato nell' anello di
pietre che costituisce il recinto del "barec". Ai piani
dell'Avaro è presente, a quota 1690 m, un altro "barec" la cui
forma è marcatamente quadrangolare e che ingloba nella parte più elevata
un monolito di grandi dimensioni allo stesso modo di quello citato in
precedenza. Lo stesso avviene anche in almeno altri due "barec"
situati presso il lago di Valmora. La presenza del grosso monolito
inglobato nel segmento di muro posto più in alto non è casuale, ma
potrebbe rispondere ad una precisa esigenza degli utilizzatori del recinto
litico. Il pastore poteva stare seduto sopra il grosso masso e in virtù
della sua posizione elevata poteva dominare con lo sguardo tutta l' area
compresa entro il recinto e sorvegliare, aiutato dai cani, il bestiame.
Questo suggerisce che i "barec" venissero costruiti nei luoghi
in cui era già disponibile, per cause del tutto naturali, un grosso masso
e successivamente sviluppare il recinto ammucchiando le pietre tutt'
intorno in direzione sud partendo da esso, con rilevante maestria.
Le
dimensioni del recinto dipendevano grosso modo dallo spazio necessario ad
alloggiare tutto il bestiame e dalle peculiarità orografiche del luogo.
Nel caso del "barec" dei Piani dell'Avaro la necessità di
disporre di uno spazio recintato sufficientemente grande obbligò ad
includere nell' area racchiusa dal muro anche due monoliti di rilevante
interesse i quali, con grande probabilità erano già presenti sul posto e
potrebbero esservi stati trasportati in tempi molto antichi. Il primo è
posto in posizione di poco decentrata verso nord-est rispetto al centroide
dell' anello e si compone di un grosso monolito di dimensioni medie pari a
circa 1.5 metri, accuratamente appoggiato su un cumulo di grosse pietre
che ne garantiscono la stabilità. Studiando la struttura è stato
possibile rilevare che il masso fu posto deliberatamente in quella
posizione e su di esso è possibile rilevare la presenza di alcune
coppelle di circa 5 centimetri di diametro ciascuna, incise sul lato
rivolto verso il grosso monolito, posto più a monte, da cui si diparte la
struttura sub circolare. La tipologia delle coppelle mostra analogie con
quelle scoperte presso il rifugio Alpe Piazza, sul versante orientale
della Valle di Albaredo, lungo il versante valtellinese delle Orobie e
attribuite a bande di cacciatori paleolitici.
Il secondo masso, di
dimensioni più ridotte, è posto in equilibrio su una piattaforma litica
a sud-ovest rispetto al centroide del recinto, in modo tale da suggerire
chiaramente che sia stato, anch' esso, artificialmente piazzato in quella
precisa posizione, ma non solo, esso è posto in modo che una venatura di
quarzo bianco, che risalta in maniera netta sul serizzo rosso che compone
questo monolito, sia orientata secondo una linea esattamente verticale.
Studiando il sito, in loco, è stato possibile avanzare l' ipotesi che il
masso posto circa al centro del circolo, il grosso masso retrostante, cioè
quelli su cui si rileva la presenza di coppelle e il masso posto sulla
piattaforma, siano molto più antichi del resto della struttura, in
particolare quando furono posti in opera i muri di pietre che
costituiscono il "barec", essi erano già presenti in quel luogo
da molto tempo. Sembrerebbe quasi che per qualche ragione i due monoliti
coppellati siano stati scoperti in epoca passata e quel luogo sia stato
utilizzato per costruirvi la struttura anulare includendovi anche il terzo
masso. La ragione di questo fatto potrebbe essere stata la necessità di
realizzare un recinto sufficientemente grande per adattarsi alle esigenze
del ricovero del bestiame e quindi i monoliti dovettero essere
obbligatoriamente inclusi, ma per fortuna non furono rimossi. Il "barec"
in questione sembrerebbe, quindi, a prima vista un normalissimo e
comunissimo recinto per i bovini, in verità un'analisi più approfondita
ci rivela alcuni fatti molto strani. I necessari rilevi furono eseguiti in
più occasioni da A. Gaspani negli anni compresi tra il 1998 e il 2000 e
hanno permesso la georeferenziazione del sito ottenuta mediante tecniche
di rilevamento satellitare GPS e il conseguente rilevamento planimetrico
eseguito con finalità di studio archeoastronomico.
La posizione della
struttura è tale da sorgere isolata in corrispondenza di una balza
elevata posta al centro del pendio che dai Piani sale verso il Monte
Triomen (2244 m) ed orientato in modo tale da essere rivolta a sud, verso
la direzione di maggior insolazione, con una deviazione verso oriente in
modo tale da ricevere soprattutto i raggi del Sole mattutino. Quello che
riveste maggior interesse, però, è la posizione reciproca dei tre
monoliti già citati, i quali sembrano essere stati posti, l' uno rispetto
all'altro in maniera molto accurata e astronomicamente significativa. Il
masso di maggiori dimensioni, la cui posizione geografica è 9° 35’.844
di Longitudine Est e 46° 00’.649 di Latitudine Nord con un' incertezza
di 29 cm in entrambe le direzioni, non risulta sia stato mai mosso dalla
sua attuale posizione che sembra essere la sua naturale ubicazione, ma gli
altri due, sembrano essere stati posti nella loro attuale sede, non si sa
quando e nemmeno da chi, in modo da realizzare, con considerevole
accuratezza, alcuni allineamenti astronomicamente significativi. Prima di
tutto si rileva che la linea congiungente il monolito più grosso che fa
parte dell' anello di pietre e quello più piccolo posto all' interno
dell' anello, sulla piattaforma litica, risulta essere parallela, con
rilevante accuratezza, alla direzione del meridiano astronomico locale, in
parole povere all' asse di rotazione della Terra. Il masso più grosso è
posto verso la direzione del Polo Nord Celeste, mentre quello di minori
dimensioni è allineato verso il punto di culminazione degli astri sulla
sfera celeste, quindi anche verso quello in cui la Luna raggiunge la sua
massima altezza rispetto all' orizzonte astronomico locale. La direzione
individuata dalla congiungente il monolito grande con quello posto in
prossimità del centroide dell'anello litico è diretta con buona
approssimazione verso il punto in cui poteva essere osservata la levata
della Luna, all' orizzonte naturale locale ivi rappresentato dal profilo
del Monte Ortighera (1631 m) quando, ogni 18.61 anni, la sua declinazione
raggiungeva il valore estremo inferiore pari a D=(-e-i) dove "e"
rappresenta l' Obliquità dell'Eclittica, cioè l' inclinazione dell' asse di
rotazione della Terra rispetto alla linea perpendicolare al piano della
sua orbita ed "i" rappresenta il valore dell' inclinazione dell'
orbita della Luna rispetto a quella della Terra. Lo stesso monolito
centrale è allineato, con il piccolo masso posto sulla piattaforma
decentrata rispetto al centroide del recinto litico, verso il
corrispondente punto di tramonto della Luna, all' orizzonte naturale
locale, rappresentato in quella direzione dal profilo del Monte Zuccone
(1856 m), allo stesso giorno e alla stessa declinazione.
A questo punto
sono necessarie alcune considerazioni. La prima riguarda il fatto che non
ci è nota alcuna datazione relativamente a queste strutture. In virtù
della loro tipologia gli allineamenti astronomici rilevati non possono
essere recenti, quindi la disposizione dei monoliti al fine di ottenerli
deve essere considerata di molto anteriore alla costruzione del recinto
per alloggiarvi il bestiame.
La seconda considerazione si riferisce al
fatto che la posizione meridionale estrema del punto di levata della Luna
all' orizzonte astronomico locale cambia molto lentamente nel tempo quindi
il nostro satellite naturale può essere osservato sorgere in
corrispondenza di posizione molto vicine sull'orizzonte naturale locale
sia attualmente, sia 3000 anni fa. La data più prossima del ripresentarsi
del fenomeno sarà il 2006. Dal punto di vista probabilistico la
probabilità di ottenere casualmente i 3 allineamenti rilevati è 1 su
43200, quindi i due massi che con il grande monolito definiscono le tre
linee furono deliberatamente posti in opera secondo la configurazione
rilevata sul terreno anche se non sappiamo perché e a cosa potessero
servire gli allineamenti lunari rilevati.
Va anche ricordato che in epoca
non recente, i pastori che utilizzavano i "barec" non
disponevano di orologi e forse solo di qualche rudimentale calendario,
quindi la scansione del tempo doveva essere per forza di cose eseguita
utilizzando ciò poteva essere osservato in cielo, anche se il ciclo
lunare lungo 18.6 anni solari tropici risulta essere troppo lungo per
essere agevolmente utilizzato per questo scopo. A questo punto va anche
tenuto presente che sparsi per i prati nei dintorni, tra i massi di chiara
origine naturale, esistono numerosi massi che sembrano essere disposti con
rilevante regolarità, in modo tale da suggerire che siano stati posti in
opera da qualcuno. Su questi monoliti sono presenti svariate coppelle
anche di rilevanti dimensioni; in più lungo la strada che conduce alle
antiche miniere, esiste presso uno specchio d’acqua, un grosso masso di
serizzo rosso su cui è inciso un grande petroglifo rappresentante un
cerchio crociato (forse una croce celtica?). Il petroglifo è molto
deteriorato, ma chiaramente visibile ed evidentissimo in luce radente. Il
luogo presenta quindi interessanti spunti per una ricerca
archeoastronomica che è tutt' ora in corso di svolgimento.
Bibliografia:
Papoulis
A., "Probabilità, Variabili Aleatorie e Processi Stocastici",
Ed. Boringhieri, 1985.
Smart
W. M.,
"Textbook on Spherical Astronomy", Cambridge University Press,
1980
Zagar
F., "Astronomia Sferica e Teorica", Ed. Zanichelli,
Bologna, 1988.
Ventsel
E.S., "Teoria delle Probabilità", ed. MIR, Mosca,
1983.
Tiraboschi
A.,
"Dizionario dei Dialetti Bergamaschi",Vol.I , 1857.
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