ANALISI ASTRONOMICA DELLA
CHIESA
DI SAN GIACOMO E NICOLA DI BARESI
Prof. Adriano Gaspani
Vecchia veduta di Baresi frazione di Roncobello
Introduzione
Nel
territorio dell’alta Valbrembana sono presenti molte chiese tra le quali la
chiesa parrocchiale di San Giacomo in Baresi. La prima fondazione
dell’edificio di culto risale, secondo i documenti disponibile, al 18 Aprile
1463, diventando parrocchia autonoma il 14 Aprile 1467. Successivamente il
14 Agosto 1468 l’edificio di culto viene consacrato a San Giacomo e San
Nicola Da Tolentino. All’inizio del XVIII secolo essa fu restaurata
assumendo l’aspetto settecentesco attualmente visibile. I restauri che ne
hanno variato l’aspetto esterno, interno e planimetrico, non hanno però
assolutamente modificato la sua orientazione rispetto alle direzioni
astronomiche fondamentali. L’edificio di culto conserva ancora quindi
pressoché intatte le informazioni relative ai criteri astronomici adottati
in nella fase di edificazione quattrocentesca. Lo scopo di questo studio è
quindi quello di mettere in evidenza quanto risultato dall’analisi
dell’orientazione dell’edificio di culto, eseguita in un’ottica di tipo
archeoastronomico. Prima di entrare nel merito della descrizione dei
risultati raggiunti è utile richiamare brevemente alcune nozioni di
Astronomia Generale che permetteranno di comprendere meglio la problematica
relativa ai criteri astronomici applicati dagli architetti medioevali
durante le fasi di progettazione e di edificazione di un luogo di culto
cristiano. Per capire che cosa pensassero gli antichi del mondo che li
circondava dobbiamo tentare di osservare i fenomeni celesti con i loro
stessi occhi. Per poter fare questo è necessario conoscere almeno i principi
fondamentali dell’Astronomia di Posizione che è quella branca della Scienza
del Cielo che si occupa di descrivere la posizione e il movimento dei corpi
celesti utilizzando come base di osservazione un punto posto sulla
superficie della Terra. Questo ci permetterà di capire cosa gli uomini
vissuti nel periodo altomedioevale potessero osservare nel cielo ed intuire
dei meccanismi che regolano la posizione ed il moto dei corpi celesti.
Queste nozioni sono basilari qualora si desideri affrontare lo studio dei
manufatti architettonici che abbiano rilevanza anche dal punto di vista
astronomico.
La posizione degli astri nel cielo
Gli
astronomi definiscono univocamente la posizione di un astro sulla sfera
celeste mediante una coppia di coordinate riferite a un determinato sistema
di riferimento. Ogni corpo celeste visibile nel cielo è caratterizzato, in
una data epoca, da una posizione ben precisa rispetto ad un osservatore
posto in un punto sulla superficie della Terra.
Tale
posizione può essere definita facendo uso di uno dei quattro sistemi
fondamentali di coordinate celesti noti in Astronomia, di cui tre importanti
nel contesto dell’analisi archeoastronomica delle chiese antiche. Il primo è
il sistema cosiddetto altazimutale il quale utilizza come coppia di
coordinate di riferimento l’azimut astronomico, contato in senso
orario, cioè in senso concorde con il movimento apparente degli astri sulla
sfera celeste, e l’altezza dell’astro rispetto all’orizzonte
astronomico locale, materializzato ad esempio dalla linea del profilo del
mare. L’orizzonte astronomico locale è differente dall’orizzonte naturale
locale in quanto quest’ultimo si riferisce al profilo del paesaggio
localmente visibile da un punto di osservazione posto sulla superficie
terrestre. Se il punto di osservazione fosse posto in mezzo al mare aperto
l’orizzonte marino materializzerebbe sia l’orizzonte astronomico locale sia
quello naturale. Se invece il nostro punto di osservazione fosse posto in
montagna l’orizzonte astronomico locale sarebbe difficilmente visibile,
mentre il profilo del paesaggio montuoso definirebbe l’orizzonte naturale
locale. I cerchi fondamentali del sistema di coordinate altazimutali sono
quindi l’Orizzonte Astronomico Locale e il Meridiano Astronomico Locale che
interseca il cerchio dell’orizzonte nei punti cardinali (astronomici) Nord e
Sud. Il sistema altazimutale ha il difetto di essere legato alla posizione
locale dell’osservatore, nel senso che due osservatori situati in località
geograficamente differenti sulla Terra misureranno alla stessa ora del
giorno, per lo stesso astro, valori differenti sia di Azimut che di Altezza
sull’orizzonte. Oltre a questo, con questo sistema di coordinate esiste
anche un altro problema e cioè che esse sono dipendenti dall’istante
temporale in cui l’osservatore misura la posizione di un dato astro visibile
nel cielo. Infatti, essendo l’azimut legato all’angolo orario dell’astro, il
suo valore varierà durante la giornata passando da un valore minimo
corrispondente all’istante della levata dell’astro considerato ad un valore
massimo misurato all’istante del suo tramonto. Allo stesso modo l’altezza
sull’orizzonte raggiungerà il suo valore minimo al sorgere e al tramontare
dell’astro e il suo valore massimo nell’istante di culminazione o, in altre
parole, di transito al meridiano locale. Ovviamente il valore dell’altezza
sull’orizzonte di un certo astro sarà funzione sia della latitudine che
della longitudine geografica dell’osservatore. Nonostante tutti questi
problemi, il sistema altazimutale è fondamentale per l’Archeoastronomia
perché riflette perfettamente la situazione in cui si trovavano gli antichi
uomini che osservavano gli astri ad occhio nudo, i quali dovevano, con mezzi
modesti, compiere osservazioni relativamente alla posizione apparente degli
astri visibili nel cielo.
Il moto apparente del
Sole sulla sfera celeste
Quando un archeoastronomo studia l’orientazione di una chiesa antica si
accorge invariabilmente che essa fu in origine orientata verso qualche punto
dell’orizzonte naturale locale particolarmente importante dal punto di vista
degli astri che erano visti sorgere in quella posizione.
Quasi
sempre il “target” astronomico è di tipo solare, molto raramente
lunare, anche se può capitare, soprattutto nel caso dei luoghi di culto
mariano; è bene quindi accennare a grandi linee al moto apparente percorso
dal Sole sulla sfera celeste durante i vari giorni dell’anno e al
cambiamento progressivo, ciclico, dei suoi punti di levata e di tramonto. La
Terra compie annualmente una rivoluzione completa intorno al Sole. Il suo
moto orbitale è regolato dalla legge di gravitazione universale e ben
descritto dalle tre leggi scoperte dal matematico tedesco Giovanni Keplero,
nel XVII secolo. L’orbita della Terra intorno al Sole è un’ellisse poco
eccentrica e la distanza orbitale media a cui il nostro pianeta orbita è di
circa 149,6 milioni di chilometri. Il globo terrestre ruota su se stesso in
un giorno siderale pari a 23h 56m 04s, cioè un poco meno di un giorno solare
medio che vale 24 ore, quindi un osservatore situato in una determinata
località geografica vedrà il Sole muoversi apparentemente , assieme a tutta
la sfera celeste da est verso ovest durante l’arco di un giorno. A causa del
fatto che la Terra durante un giorno percorre anche una frazione della sua
orbita, circa 1/365 del percorso annuale, il Sole avrà variato la sua
posizione apparente, rispetto alle stelle visibili sulla sfera celeste, di
poco meno di 1°. Il moto del Sole è quindi solamente apparente e dovuto in
realtà al fatto che l’osservatore si muove solidalmente con la Terra su cui
è ubicato.
Il moto apparente del Sole
nel cielo si compie sulla proiezione dell’orbita della Terra sulla sfera
celeste o più rigorosamente sul cerchio immaginario ottenuto intersecando la
sfera celeste con il piano dell’orbita terrestre. Questo cerchio è chiamato
Eclittica, termine coniato dagli astronomi greci nell’antichità. Il
movimento apparente del Sole sull’Eclittica avviene nello stesso senso del
moto orbitale della Terra lungo la sua orbita, direzione detta “diretta” o
“antioraria” perché contraria a quella del moto apparente diurno della sfera
celeste. Poiché, a causa del moto apparente diurno, un osservatore vede gli
astri muoversi da est verso ovest (senso orario), vedrà per il moto
apparente annuo, il Sole spostarsi tra le stelle in senso contrario, cioè da
ovest verso est. La conseguenza è che se in un dato giorno durante l’anno il
Sole transita al meridiano nello stesso istante in cui passa anche una
stella, il giorno successivo esso passerà al meridiano circa quattro minuti
dopo la stella in quanto si sarà spostato di circa un grado verso oriente e
sarà quindi in ritardo rispetto ad essa. Quando il Sole si trova al punto di
intersezione corrispondente al nodo indicato con il termine “Punto Gamma” o
“Punto d’Ariete” si verifica l’Equinozio di Primavera, mentre quando il Sole
passa per il punto diametralmente opposto (Punto di Libra), esso si trova al
nodo contrario e quindi si avrà l’Equinozio d’Autunno. In definitiva, quando
avvengono gli equinozi il Sole è posizionato sull’Equatore Celeste, in
questi giorni le durate del giorno e della notte corrispondono allo stesso
numero di ore.
Attualmente le date in cui
si verificano gli Equinozi sono il 21 marzo e il 23 settembre
rispettivamente per l’Equinozio di Primavera e per quello d’Autunno, ma nel
tempo anche le date degli Equinozi e dei Solstizi sono soggette ad una
lenta, ma consistente, variazione particolarmente evidente quando si va
indietro nel tempo. Il Sole, a causa della variazione della posizione della
Terra nello spazio per effetto del suo moto orbitale, durante il corso
dell’anno cambia in modo periodico la posizione dei punti di sorgere e di
tramontare sull’orizzonte astronomico locale. La traiettoria apparente
percorsa dal Sole nel cielo varia giornalmente non solo con il variare della
data lungo l’anno, ma anche in funzione della latitudine geografica
dell’osservatore. I punti estremi verso sud e verso nord toccati dalle
posizioni di sorgere e tramontare del Sole sull’orizzonte in corrispondenza
di una data località geografica corrispondono ai giorni dei solstizi, così
chiamati perché, in quei giorni, si ha l’impressione che il punti di levata
e di tramonto del Sole stazionino in quella posizione estrema per qualche
tempo, in quanto essi si muovono molto lentamente. Il punti estremi di
sorgere e tramontare in direzione nord-est vengono toccati in corrispondenza
della data del solstizio estivo, mentre al solstizio d’inverno i punti di
sorgere e di tramontare sono i più vicini alla direzione sud-est. Ovviamente
in corrispondenza dei giorni dell’anno che sono intermedi tra le due date di
solstizio le posizioni sull’orizzonte occupate dai punti di sorgere e
tramontare saranno a loro volta intermedie tra i due punti solstiziali. Dal
punto di vista archeoastronomico le posizioni sulla linea dell’orizzonte del
sorgere e del tramontare del Sole in corrispondenza dei solstizi è
fondamentale in quanto le testimonianze archeologiche ci suggeriscono come
l’uomo antico tenesse in grande considerazione l’osservazione e la marcatura
permanente della posizione di questi punti.
Regole medioevali connesse con l’edificazione di un
edificio di culto cristiano
Sin dagli albori del
cristianesimo era diffusa la tradizione di orientare i templi, o più in
generale i luoghi di culto, verso la direzione est secondo il criterio
denominato “Versus Solem Orientem” in quanto, analogamente ai pagani, anche
per i cristiani la salvezza e la rinascita erano collegate alla generica
direzione cardinale orientale. Gesù Cristo aveva come simbolo il Sole (Sol
justitiae, Sol Invictus, Sol Salutis) e la direzione est era simbolizzata
dalla croce, rappresentazione del simbolo della vittoria. La simbologia
solare così direttamente collegata al Cristo richiedeva quindi un’attenta
progettazione dei luoghi di culto e un’altrettanto attenta loro orientazione
rispetto alle direzioni astronomiche fondamentali. Nelle Costituzioni
Apostoliche (II,7) del IV e V secolo veniva raccomandato ai fedeli di
pregare dirigendosi verso l’est e lo stesso celebrante durante l’”Actio
Liturgica” doveva parimenti essere rivolto in quella direzione; le
Costituzioni Apostoliche, pur non risalendo agli stessi Apostoli, riflettono
sicuramente le usanze e le consuetudini più antiche in questo senso. Come
conseguenza di tali prescrizioni, tecnicamente si rese necessario progettare
e costruire le chiese orientate con l’abside verso oriente e la facciata con
la porta d’ingresso in direzione occidentale rispetto al baricentro della
costruzione. Una delle personalità più prestigiose che contribuì a
diffondere l’idea e l’abitudine di orientare i luoghi di culto verso
direzioni solari astronomicamente significative fu Gerberto D’Aurillac, noto
anche come Gerberto da Reims, nato intorno nel 937 in Alvernia, nella
Francia centrale, e monaco benedettino ad Aurillac e a Reims.
Il Papa
Silvestro II (Gerberto d’Aurillac) rappresentato in una lunetta affrescata
da un pittore anonimo bergamasco nel XVI sec., presente nel Chiostro
Superiore del Priorato di San Giacomo Maggiore a Pontida (BG).
Gerberto, dopo essere stato
abate del Monastero di Bobbio nel 983 e poi vescovo di Ravenna, salì alla
cattedra di S. Pietro nel 999 d.C. con il nome di Papa Silvestro II, ponendo
fine al cosiddetto “Periodo Ferreo del Papato”. Amico di Ottone II e
precettore di Ottone III di Sassonia, fu il principale artefice della
conversione al Cristianesimo di Stefano I d’Ungheria garantendo vari feudi
terrieri in quel paese alle abbazie benedettine. In gioventù, studiò
Astronomia, Matematica e Geometria nella Spagna allora quasi interamente
occupata dai Saraceni, quindi ebbe numerosi contatti con la Matematica e
l’Astronomia araba che a quel tempo era molto sviluppata.
Di lui possediamo molti
documenti che tra cui oltre 200 lettere scritte tra il 983 e il 997, il
“Tractatus de Astrolabio” e dal 999, anno in cui salì al soglio pontificio,
numerose bolle papali da lui emesse. Egli redasse anche il “Geometria” in
cui riportò e descrisse un centinaio di soluzioni di vari problemi
geometrici e molte loro applicazioni pratiche; soprattutto in questa opera
rileviamo l’uso originale dell’astrolabio nella soluzioni di svariati
problemi pratici in architettura che contribuirono alla diffusione dell’uso
di questo particolare strumento ai fini di stabilire linee e proporzioni
astronomicamente significative nelle chiese cristiane medioevali. Fino al
1400-1500 questo testo fu il riferimento ufficiale adottato dai progettisti
e costruttori di chiese e cattedrali. In una delle sue bolle papali è
raccomandato esplicitamente il criterio “Versus Solem Orientem”, che
consiste nell’orientare i luoghi di culto verso la direzione del punto
dell’orizzonte in cui il Sole sorge, ed in particolare il criterio “Sol
Aequinoctialis”, che utilizza il punto di levata dell’astro diurno quando la
sua declinazione è pari a zero, cosa che avviene solamente agli equinozi. In
realtà il concetto non era del tutto originale e Mandrieu nel suo “Les
Ordines Romani II” riporta questa consuetudine come già seguita da almeno
200 anni prima delle indicazioni di Silvestro II. Non fu però sempre così,
infatti per un certo periodo, fino alla seconda metà del 400 d.C. i luoghi
di culto furono costruiti con l’abside diretta verso occidente invece che
verso oriente. Successivamente, appunto dalla seconda metà del 400, le
orientazioni vennero invertite e le chiese furono progettate e costruite con
l’abside rivolta ad oriente in modo che sia l’officiante che i fedeli
pregassero rivolti nella direzione del sorgere del Sole. Durante l’VIII
secolo questa abitudine si interruppe di nuovo per alcuni anni, per venir
ripristinata durante i secoli successivi. Le causa di queste inversioni di
tendenza non sono note, anche se gli studiosi hanno formulato alcune ipotesi
plausibili. Generalmente sono poche le chiese risalenti al periodo in cui
avvennero le inversioni della direzione di orientazione sopravvissute fino
ai giorni nostri e di cui sia possibile un’accurata misurazione della
direzione del loro asse. Nonostante ciò, esistono illustri eccezioni, che
conservano la temporanea tradizione di orientare l’abside verso occidente,
esse si trovano entrambe a Roma e sono la Basilica di S. Pietro e quella di
S. Giovanni in Laterano. Nell’alto Medioevo la costruzione delle chiese, e
più generalmente dei luoghi di culto cristiani, era basata su un forte
simbolismo mistico: si prevedeva l’orientazione di tutta la costruzione con
l’abside ad oriente, meglio ancora se l’asse coincideva con la linea
equinoziale. Le ragioni per cui vennero adottati criteri astronomici sia per
l’orientazione dell’asse della chiesa sia per la disposizione delle monofore
praticate nell’abside maggiore e nelle absidiole laterali furono spesso
dettate da esigenze mistiche e simboliche più che reali. Infatti è scritto
che la Croce di Cristo fu eretta sul monte Calvario in modo da essere
rivolta verso ovest, quindi i fedeli in adorazione devono essere rivolti ad
est, che per antica tradizione è la zona della luce e del bene (pars
familiaris) in contrapposizione con la “pars hostilis” che identifica la
direzione occidentale. Per tradizione Cristo salì in cielo ad oriente dei
discepoli ed è consuetudine che cosi facessero anche i Martiri. Sempre
secondo la tradizione, l’aurora è il simbolo del Sole della Giustizia che si
annuncia e anche il Paradiso Terrestre veniva ritenuto, dai primi cristiani,
collocato genericamente ad oriente. Il Concilio di Nicea ribadì chiaramente
il criterio “Vesus Solem Orientem”, spesso, sin dalla remota antichità,
comune anche ai templi pagani, soprattutto greci. I padri conciliari
affermarono nel 325 d.C.: «ecclesiarum situs plerimque talis erat, ut
fideles facie altare versa orantes orientem solem, symbolum Christi qui est
sol iustitia et lux mundi interentur» (Carolus Kozma “De Papi”, 1861). Dal
punto di vista pratico, per quanto concerne le antiche chiese costruite
lungo l’arco alpino, talvolta si rilevano orientazioni tali da addensarsi
intorno a valori di azimut pertinenti alle direzioni di levata del Sole ai
solstizi; altre volte invece gli assi delle navate sono allineati alcuni
gradi più a settentrione rispetto alla esatta direzione del punto di levata
dell’astro agli equinozi all’orizzonte astronomico locale, che come abbiamo
già affermato si colloca esattamente lungo la direzione cardinale est,
ovvero alcune antiche chiese alpine risultano generalmente orientate verso
taluni punti dell’orizzonte fisico locale, rappresentato dal profilo
dell’orografia locale visto dal luogo dove sorgeva l’edificio di culto, nei
quali sorgeva il Sole all’alba di un giorno compreso tra la data effettiva
dell’equinozio di primavera fino a circa un mese dopo di esso. La
spiegazione più razionale di questa deviazione rispetto alla pura ed esatta
direzione equinoziale (azimut astronomico pari a 90°), tanto raccomandata ad
esempio negli scritti di Guglielmo Dorando da Mende, vescovo del XIII secolo
contro, appunto, gli allineamenti solstiziali: «...Debet quoque (ecclesia)
sic fundari, ut caput inspiciat versus Orientem... videlicet versum ortum
solis, ad denotandum, quod ecclesia quae in terris militat, temperare se
debet aequanimiter in prosperis, et in adversis; et not versus solstitialem,
ut faciunt quidam», è dovuta alla consuetudine, talvolta seguita, di
celebrare solennemente il rito di fondazione del luogo sacro all’alba del
giorno di Pasqua. In quel giorno il punto di levata del Sole all’orizzonte
naturale locale definiva solennemente la direzione verso cui l’asse della
chiesa doveva essere diretto e verso cui l’abside doveva essere costruita. A
questo proposito è interessante ricordare quale fosse la procedura pratica
normalmente seguita dagli architetti medioevali qualora fosse stata loro
commissionata la progettazione di un luogo di culto cristiano. Nel Medioevo
le chiese erano generalmente progettate a forma di croce con l’abside
orientata ad est. L’ingresso principale era quindi posizionato sul lato
occidentale, in corrispondenza dei piedi della croce, in modo che i fedeli
entrati nell’edificio camminassero verso oriente simboleggiando l’ascesa di
Cristo sulla Croce. La direzione orientale corrisponde a quel segmento di
orizzonte locale in cui i corpi celesti sorgono analogamente, dal punto di
vista simbolico, alla stella della nascita di Cristo, nota come “la stella
dell’est”. Le chiese dovevano assolvere agli aspetti puramente liturgici
quindi le istruzioni che venivano date agli architetti in fase di
progettazione si basavano su tutta una serie di indicazioni tratte dalla
simbologia liturgica della religione cristiana. Era poi l’architetto ad
impiegare Matematica, Geometria e Astronomia al fine di esprimere
simbolicamente la funzione liturgica del culto. Il significato metaforico
era notevole, infatti la cupola stava sovente a rappresentare la volta del
cielo, mentre l’altare simboleggiava la cima della croce di Cristo, posta
sulla montagna sacra: il Calvario. L’architetto sfruttava le proprie
cognizioni di Astronomia di posizione per ricavare, mediante osservazioni,
calcoli e costruzioni geometriche, la direzione di orientazione più
opportuna per verificare le specifiche simboliche richieste dai committenti.
L’Astronomia però era solo un mezzo per esprimere le funzioni liturgiche e
simboliche del monumento. Ma perché l’Astronomia fu così presente
nell’architettura sacra cristiana durante il Medioevo? È noto e ben
documentato come il solstizio invernale abbia rappresentato, durante l’anno,
un momento importante presso quasi tutte le popolazioni antiche, anche al di
fuori dell’Europa, tanto da essere commemorato con una festa rituale che
prevedeva tutta una serie di riti propiziatori atti ad onorare il Sole e a
favorire il ritorno della bella stagione. Il moto apparente del punto di
levata del Sole all’orizzonte locale in direzione sud, il suo rallentamento
durante i giorni che precedono di poco il solstizio invernale, l’inversione
della direzione del moto apparente ed il conseguente progressivo
allungamento delle giornate erano un chiaro sintomo che la stagione
invernale sarebbe presto terminata e con essa le difficoltà di
sopravvivenza. Era il momento della “rinascita del Sole”. Anche la
Cristianità fece proprio questo concetto e, secondo le scritture, la nascita
di Gesù venne stabilita essere avvenuta proprio in vicinanza della data del
Solstizio di Inverno, mentre il suo concepimento fu posto in prossimità
dell’equinozio di primavera e la ricorrenza dell’Annunciazione o
Incarnazione (25 Marzo) ne celebrava il significato simbolico e liturgico.
La conseguenza rituale è che ancora oggi la direzione della levata del Sole
al solstizio d’inverno corrisponde grosso modo al sorgere del Sole nel
giorno della festa solstiziale cristiana per eccellenza, cioè il Natale.
Dopo aver accennato al significato rituale della direzione solstiziale,
vediamo ora di mettere in evidenza i significati mistici associati alla
direzione equinoziale, soprattutto quella primaverile. Questa direzione
potrebbe essere correlata con la data della Pasqua che, come è noto, si
celebra la domenica più vicina al primo plenilunio dopo l’equinozio di
primavera. Essendo, però la data della Pasqua mobile rispetto alla data
dell’equinozio a causa dei vincoli lunari, l’orientazione in accordo con la
posizione del Sole nascente a Pasqua non poteva essere codificata in maniera
fissa. Siccome la data della Pasqua può oscillare entro grosso modo 30
giorni oltre l’equinozio di primavera, cioè 1 mese sinodico lunare (29,5306
giorni), la differenza di orientazione rispetto alla linea equinoziale può
arrivare fino a circa 18° a nord dell’est. Questo significa che orientazioni
comprese tra i 72° e i 90° potrebbero essere correlate con la posizione del
sorgere del Sole il giorno di Pasqua dell’anno di fondazione della chiesa.
A causa
dell’oscillazione della data della Pasqua rispetto all’equinozio di
primavera, il Sole può percorrere sulle Sfera Celeste differenti traiettorie
che lo portano a sorgere in un intervallo di azimut astronomico compreso tra
90° (Equinozio di Primavera) e 72° (limite massimo per la Pasqua bassa) che
grosso modo corrisponde al 25 Aprile.
Oltre alla direzione del
sorgere del Sole a Pasqua esistono anche altri significati mistici che la
Chiesa antica collegò alla direzione equinoziale. Tale direzione era
correlata anche con la data della ricorrenza detta dell’Incarnazione (o
Annunciazione) festeggiata il 25 Marzo, che fino al Concilio di Nicea (325
d.C.), presieduto dall’imperatore romano Costantino il Grande, era ritenuto
essere la data dell’equinozio di primavera, in accordo con il calendario
giuliano allora ufficialmente accettato dalla Chiesa di Roma.
Distribuzione della declinazione del Sole
calcolata per le 1175 date della domenica di Pasqua dal Concilio di Nicea
(325 d.C.) fino all’anno 1500.
Dal
punto di vista astronomico la data equinoziale corretta era invece il 20
Marzo (alle ore 11:54 di Tempo Universale), la data del 25 Marzo era
corretta al tempo di Giulio Cesare, ma il problema sarebbe stato risolto
solamente nel 1582 con la riforma gregoriana del calendario. Nel 1001 d.C.
la data astronomica dell’equinozio cadde il 15 Marzo, nel 1401 il 12 del
mese e dopo la riforma si passò per decreto papale al 21 Marzo. I quattro
giorni di differenza tra il 21 e il 25 implicavano circa 3 gradi di errore
sistematico nella definizione della corretta direzione della linea
equinoziale qualora l’architetto incaricato della costruzione avesse deciso
di orientare l’asse della chiesa osservando la direzione del Sole nascente
all’alba del giorno dell’equinozio di primavera indicato dal calendario,
senza eseguire alcuna rilevazione astronomica sperimentale della corretta
direzione equinoziale. Alla luce di questi fatti è quindi importante cercare
di capire come i criteri suggeriti da Gerberto d’Aurillac e dalle usanze più
antiche furono messi in pratica dagli architetti e dai progettisti dei
luoghi di culto dal Medioevo. L’orientazione rigorosa di una costruzione
lungo la direzione equinoziale era, dal punto di vista operativo, un
problema di non facile soluzione. La metodologia più moderna disponibile
durante il Medioevo è quanto riportato dal “Geometria” di Gerberto d’Aurillac
oppure nel “De Architettura” di Vitruvio o nel “De limitibus
constituendi” di Igino il Gromatico o addirittura nella “Naturalis
Historia” di Plinio il Vecchio e le necessarie conoscenze astronomiche
erano per lo più bagaglio culturale degli esponenti del clero sia monastico
che secolare. In realtà, durante il Medioevo l’orientazione equinoziale dei
luoghi di culto era fortemente consigliata, ma non era precetto da
rispettarsi in maniera rigida e dogmatica, quindi esistono chiese con
orientazione differente da quella prevista dal criterio “Sol
Aequinoctialis”, ma generalmente, salvo qualche caso per la verità molto
interessante, l’orientazione rimaneva coerente con il criterio “ad Solem
Orientem”. Inizialmente era necessario disporre di una semplice, ma
efficiente, strumentazione atta ad individuare la direzione cercata, in
secondo luogo era richiesta l’applicazione di un procedura di lavoro, basata
su semplici ed elementari cognizioni di Geometria e di Astronomia di
posizione, ma capace di condurre a risultati corretti, ed infine erano
richieste una o più persone capaci di portare a termine l’operazione in
maniera sufficientemente accurata, essendo nel contempo capaci di eseguire
le osservazioni astronomiche necessarie ad acquisire i riferimenti basilari
per la corretta esecuzione del loro lavoro. Come abbiamo detto, durante il
medioevo l’edificazione di una chiesa doveva soggiacere a regole ben precise
di orientazione del suo asse ingresso-abside, ma anche nello stabilire il
periodo in cui il rito di fondazione doveva essere celebrato. Guido Bonatti
da Forlì, matematico, astronomo e astrologo attivo a Parigi durante il XIII
secolo, nel suo “Decem continens tractatus astronomiae”, mette in
evidenza che le chiese, essendo centri di potere divino, dovevano essere
innalzate secondo scrupolose regole rituali seguendo il corso dei cieli e
che dovevano essere edificate quando si verificano talune congiunzioni
astrali favorevoli.
Differenza tra i punti di levata del Sole all’orizzonte naturale locale nel
caso di una località posta in montagna rispetto ad una posta in pianura.
In
particolare l’epoca di fondazione delle chiese era scelta in accordo con la
levata all’orizzonte, per la prima volta durante l’anno, delle stelle della
costellazione dell’Ariete, quindi il periodo scelto era di poco successivo
all’equinozio di primavera ed era in accordo con le regole astronomiche
della celebrazione della Pasqua cristiana. La ragione non era solo mistica,
ma rispondeva anche a due esigenze pratiche ben precise, la prima delle
quali era rappresentata dal fatto che quello era il periodo in cui il gelo e
le piogge invernali cessavano ed il terreno diventava più morbido
consentendo agli operai di lavorare agevolmente, l’altra era di avere a
disposizione un lungo periodo di tempo, fino al successivo inverno, per
portare a termine i lavori di edilizia, in modo tale che la costruzione
potesse essere completata o quasi prima dell’arrivo della brutta stagione.
Talvolta anche l’anno in cui i lavori dovevano iniziare era scelto con cura
in funzione di particolari eventi astronomici favorevoli ai quali gli
astrologi attribuivano grande significato. Nel 1406, Jean Ganivet scriveva:
« Si velis aedificare aedificium duraturum, considera in fundazione
stallas fixas in primario et conferas eis planetas benevolos » (Jean
Ganivet, “Coeli enarrant”, Lione 1406) « Se vuoi edificare un
edificio durevole, nella fondazione osserva primariamente le stelle fisse e
paragona ad esse i pianeti benevoli». Quindi non solo la levata eliaca delle
stelle dell’Ariete definiva il periodo stagionale più favorevole, ma le
posizioni planetarie, soprattutto quelle di Marte e Giove, nelle
costellazioni zodiacali stabilivano gli anni più adatti per l’edificazione
degli edifici sacri, soprattutto quelli di rilevante importanza. La
conseguenza è che nessuno dei luoghi di culto medioevali sorse secondo
criteri casuali, ma ciascuno venne edificato seguendo i canoni costruttivi e
soprattutto di orientazione, che ribadivano la tradizione diffusa di
orientare i templi o più in generale i luoghi di culto verso la direzione
cardinale est (Versus Solem Orientem) ed in particolare verso il
punto di levata del Sole agli equinozi (Sol Aequinoctialis). La
rigorosità nell’orientazione è un elemento che però andò decadendo nel
tempo, attraverso i secoli. L’analisi dell’orientazione degli assi dei
luoghi di culto medioevali presenti lungo l’arco alpino, rispetto alla
direzione del meridiano astronomico locale, ha messo in evidenza una
correlazione tra la data di edificazione della chiesa e l’ampiezza della
distribuzione delle orientazioni rilevate sperimentalmente. Le chiese
costruite prima del 1500 sono caratterizzate da una orientazione molto
accurata, mentre da 1500 in poi, fino al 1700, l’orientazione diviene meno
precisa fino ad arrivare al 1700 epoca dalla quale in poi i luoghi di culto
tendono ad essere orientati in maniera quasi casuale. Questo è evidente
soprattutto nei borghi, mentre le chiese isolate nelle vallate rimangono
ancora abbastanza ben orientate anche nel XVIII secolo. La spiegazione di
questo fatto è abbastanza intuitiva. Prima del 1500, non essendo diffuso in
architettura l’uso della bussola, era necessario utilizzare le osservazioni
astronomiche per determinare le linee equinoziale e meridiana.
Successivamente l’uso della bussola produsse chiese orientate secondo la
direzione del punto cardinale est magnetico che differiva in maniera
variabile nel tempo dall’est astronomico a causa della declinazione
magnetica locale e della sua variazione; tali discrepanze possono essere
attualmente misurate e i moderni computer consentono di ricostruire le
direzioni astronomiche fondamentali per un certo luogo, nei tempi passati.
Nonostante la minor cura che l’uso della bussola richiedeva per allineare i
costruendi edifici di culto, l’orientazione astronomica secondo il criterio
“Ab Solem Orientem” era ancora importante per gli ecclesiastici tanto
che negli atti delle visite pastorali del Card. Federico Borromeo (1606) al
folio 353v del vol. 16 ADSM si legge “Ecclesia Praedicta Orientem Spectat”
in realazione alla pieve di Porlezza (CO).
Antenna GARMIN GA21 utilizzata per la ricezione dei segnali GPS utilizzati
georeferenziazione delle chiese di Arzenate.
Ricevitore di segnali
GARMIN GPS III utilizzato per la georeferenziazione delle chiese.
Georeferenziazione
Le
chiesa esaminata in questa sede è stata accuratamente georeferenziata
mediante tecniche satellitari GPS, ed è stata accuratamente rilevata
l’orientazione dell’asse della navata rispetto alle direzioni astronomiche
fondamentali con l’obbiettivo di ricostruire la metodologia applicata in
fase progettuale e nella successiva fase di realizzazione degli edifici. La
posizione geografica della chiesa di San Giacomo a Baresi è stata
accuratamente misurata mediante tecniche satellitari GPS ed ottenuta sulla
base della media di numerose determinazioni indipendenti di posizione
ottenute in acquisizione continua, (rate: 1 point/second) elaborando
i segnali provenienti dai satelliti in vista, cioè posti al disopra dell’orizonte
naturale locale, mediante un ricevitore GARMIN GPS III utilizzando il codice
C/A. Le coordinate geografiche sono riferite all’ellissoide geocentrico
standard WGS84 e note con un’incertezza media globale pari ad alcuni
centimetri la quale corrisponde alla incertezza di posizionamento
planimetrico della chiesa. L’incertezza sulla quota è maggiore, come
usualmente accade nel caso del rilievo satellitare GPS. Oltre al rilievo
satellitare da terra sono state utilizzate anche le immagini georeferenziate
e georettificate dell’area in cui è posto il luogo di culto riprese dallo
spazio da satellite le quali hanno permesso un’ulteriore determinazione
della posizione spaziale. La chiesa di San Giacomo a Baresi è stato oggetto
di indagine archeoastronomica sul campo in due occasioni: la prima il 31
Marzo 1997 e la seconda il 29 Agosto 2009; in entrambe le occasioni sono
state eseguite la georeferenziazione accurata del sito, la misura
dell’orientazione dell’asse della navata principale ed il rilievo del
profilo dell’orizzonte naturale locale.
La
posizione geografica della chiesa derivata sulla base delle determinazioni
indipendenti di posizione ottenuti sia dal rilievo GPS elaborando i segnali
provenienti da 9 satelliti in vista, mediante un ricevitore GARMIN GPS III
(codice C/A), sia dall’analisi delle immagini georeferenziate da satellite è
la seguente:
LAT = 47° 57’ 39”N
LON = 9° 43’ 43” E
ALT = 892 mt.
riferita all’ellissoide geocentrico standard di riferimento WGS84 e nota con
un’incertezza media globale pari dell’ordine della ventina di centimetri. Il
rilievo dell’orizzonte naturale locale è stato eseguito sia collimando con
lo squadro cilindrico Salmoiraghi le cime delle principali alture di sfondo
nella direzione orientale, quali il Monte Croce di Pizzo (2040 mt.), il
Monte Pizzo (2274 mt.), la Cima di Menna (2300 mt) ed alcuni particolari del
profilo orografico determinato dall’intersezione tra i profili di questi
monti. Poiché la chiesa è posta su una balza dominante la direzione
orientale della valle del Brembo di Fondra, è stato rilevato anche il
profilo dell’orizzonte naturale locale nella direzione occidentale lungo il
quale spiccano, a sud-ovest, il Monte Ortighera (1631 mt.); a sud-ovest, la
Corna Grossa (1327 mt.), il Pizzo di Mezzodì (1713 mt.), il Monte Saetta
(1596 mt.), la Corna Rossa (1326 mt), la Corna Lunga (770 mt.); a
nord-ovest, il Monte del Sole (1321 mt.) ed a nord il complesso del Monte
Torcola (1636 mt.) con il Monte Pizzo (1588 mt.). In questo modo sono stati
ottenuti gli azimut astronomici e le altezze angolari apparenti, queste
ultime mediante il clinometro SUUNTO, mentre la generazione per via
sintetica del profilo dell’orizzonte naturale locale orientale è stata
ottenuto mediante i dati planimetrici ed altimetrici ricavati dalle immagini
eseguite da satellite.
L’orientazione della
navata
La
direzione di orientazione della navata principale della chiesa rispetto alle
direzioni astronomiche fondamentali è stata ottenuta in tre modi
indipendenti, il primo sulla base del rilievo diretto in loco utilizzando
uno squadro cilindrico graduato Salmoiraghi, orientando lo zero del cerchio
orizzontale lungo la direzione nord del meridiano astronomico locale,
determinato utilizzando due punti GPS posti ad una certa distanza l’uno
dall’altro. Il secondo modo è stato l’analisi delle immagini georeferenziate
attenute da satellite ed il terzo metodo è stato basato sulla misura degli
azimut magnetici di orientazione ottenuti in due occasioni a distanza di 12
anni l’una dall’altra utilizzando due bussole topografiche di precisione
diverse. Le misure di orientazione ottenute eseguendo la media pesata delle
determinazioni di azimut astronomico utilizzando come pesi il reciproco del
quadrato della deviazione standard ottenuta su ciascun insieme di dati: in
questo modo si possono combinare insiemi di misure di precisione differente
nel modo rigoroso secondo la teoria statistica Gaussiana, ottenendo i
relativi limiti di confidenza riferiti ad un livello di probabilità pari al
95% come è d’uso. L’azimut astronomico della direzione di orientazione della
navata principale rispetto alle direzioni astronomiche fondamentali è stato
misurato “sul campo” in due occasioni. Durante la sessione di misura del 31
Marzo 1997 è stata utilizzata una bussola topografica a collimazione Konus
10(granularità pari ad 1°), mentre il 29 Agosto 2009 è stata utilizzata una
bussola topografica di precisione Wilkie mod. 9610 di costruzione tedesca
(granularità pari ad 1°) e lo squadro cilindrico Salmoiraghi (granularità
pari a 5’). Successivamente le stesse misure sono state ripetute sulle
immagini ottenute il 19 Luglio 2005 sulle immagini ottenute da uno dei
satelliti francese della classe SPOT. Tutti i dati raccolti secondo le tre
differenti metodologie di lavoro sono stati combinati tra loro ed analizzati
statisticamente in modo da ottenere la miglior valutazione dell’azimut di
orientazione della navata della chiesa. L’asse della navata è risultato
allineato secondo un azimut astronomico medio pesato pari a 99°,2 ± 0°,2
rispetto alla direzione nord del meridiano astronomico locale. Tali valori
sono quelli su cui basare l’indagine archeoastronomica dell’edificio sacro
con l’obbiettivo di mettere in evidenza i criteri adottati in fase di
progetto e di edificazione dell’edificio chiesastico.
Rilievo del profilo
dell’orizzonte naturale locale
Il
rilievo dell’orizzonte naturale locale rappresentato dal profilo delle
montagne di sfondo nella direzione occidentale è stato rilevato con elevata
accuratezza. Tale profilo è tecnicamente denominato “skyline”. Il
profilo della skyline è stato ricostruito sia sulla base delle misure
eseguite in loco mediante un clinometro a disco prodotto dalla ditta
finlandese SUUNTO, mod. PM5/360PC, ma anche dalla generazione per via
sintetica del profilo orografico di sfondo nella direzione orientale
eseguito elaborando l’altimetria ricavabile dalle immagini georeferenziate
da satellite.
Analisi
archeoastronomica
Durante l’analisi archeoastronomica della chiesa di San Giacomo a Baresi
bisogna tener presente la rilevante altezza angolare apparente
dell’orizzonte naturale locale rispetto a quello astronomico locale nella
direzione orientale, a causa dell’elevata altitudine delle montagne di
sfondo, la quale giunge mediamente fino a 27° di altezza. Dalla parte
opposta, nella direzione occidentale l’altezza angolare apparente
dell’orizzonte naturale locale rispetto a quello astronomico raggiunge
invece solamente i 10°. I dati di partenza per l’analisi archeoastronomica
saranno quindi i seguenti:
Direzione ingresso-abside : Az = 99°,2 ; ho = +27°
Direzione abside-ingresso : Az = 279°,2 ; ho = +10°
Considerata la particolare ubicazione topografica della chiesa, posta al
limitare di un terrazzamento naturale con la possibilità di spaziare lungo
l’orizzonte orientale, bisogna quindi determinare un criterio di
orientazione che sia compatibile con entrambe le direzioni, valido per
l’epoca della fondazione della chiesa. Il calcolo astronomico permette di
ottimizzare la data in cui sia all’alba che al tramonto il Sole sorgeva
all’orizzonte naturale locale orientale e tramontava, nello stesso giorno,
lungo l’asse della navata della chiesa, ovviamente da bande opposte
dell’orizzonte naturale locale. Il processo di ottimizzazione converge al 18
Aprile 1463 con un margine di errore di solamente un paio di giorni in più
ed in meno. Tale data risulta, dai documenti, essere la data di fondazione
dell’edificio di culto.
Appare quindi chiaramente che l’orientazione della chiesa avvenne il giorno
della sua fondazione ed il criterio di fondazione consistette nello
scegliere uno dei due giorni dell’anno in cui il Sole, raggiungendo una
particolare declinazione sulla Sfera Celeste, in questo caso pari a poco più
di 13°, potesse sorgere e tramontare all’orizzonte naturale locale rimanendo
sull’asse della costruenda chiesa: questo era possibile solamente in quanto
esisteva una rilevante differenza di altezza angolare apparente tra i due
profili dell’orizzonte naturale locale ad oriente e ad occidente. In pianura
questa
condizione si verificava solamente agli equinozi, quindi quando la
declinazione del Sole sulla Sfera Celeste era pari a zero, quindi l’astro
era posto esattamente sull’Equatore Celeste, ma a Baresi, a causa
dell’orografia locale, questo era possibile, nel XV secolo, solamente il 18
Aprile ed il 6 Agosto di ogni anno.
Il giorno 18
Aprile 1463, lunedì, il Sole sorse dietro le montagne poste ad oriente della
chiesa di San Giacomo a Baresi e tramontò dietro le montagne poste ad
occidente di essa nei punti di intersezione tra l’asse della navata della
chiesa e l’orizzonte naturale locale. Il fenomeno solare che con grande
probabilità ha stabilito la particolare orientazione della chiesa avveniva
solamente quando la declinazione del Sole era pari a 13° 47’, quindi il
fenomeno solare si verificava solamente 2 volte l’anno e cioè il 18 Aprile
ed il 6 Agosto di ogni anno.
Nel
primo caso, cioè il 18 Aprile, le coordinate equatoriali del Sole erano:
Ascensione Retta = 2h 17m 28,25s
Declinazione = +13° 47' 45,8"
L’astro era posto nella costellazione dell’Ariete; sorgeva alle ore 5h 10m
40s del mattino, transitava al meridiano astronomico locale alle ore 12h 18m
19s e tramontava alle ore 19h 26m 54s. Nel caso del 6 Agosto le coordinate
equatoriali del Sole erano:
Ascensione Retta = 9h 39m 5,69s
Declinazione = +14° 05' 6,8"
L’astro diurno era posto nella costellazione del Leone, preso la stella
Regolo; sorgeva alle ore 5h 14m 34s del mattino, transitava al meridiano
astronomico locale alle ore 12h 24m 42s e tramontava alle ore 19h 33m 53s.
La particolare
configurazione solare fu molto importante anche per le successive vicende
della chiesa di Baresi in quanto il martedì 14 Aprile 1467 essa venne
proclamata parrocchia autonoma: siamo solamente a 4 giorni prima
dell’allineamento solare sull’asse della navata dell’edificio di culto che
si verificò il successivo sabato. Il 14 Agosto 1468, domenica, venne
solennemente officiata la funzione di dedicazione della chiesa a San Giacomo
e San Nicola da Tolentino; orbene siamo solo ad 8 giorni dopo il nuove
verificarsi dell’allineamento solare lungo la navata centrale della chiesa
il quale era avvenuto il sabato della settimana precedente. Tutte le date
importanti nei primi anni della chiesa avvennero in concomitanza o in
stretta vicinanza con le data durante l’anno in cui il Sole sorgeva e
tramontava nel medesimo giorno lungo l’asse della chiesa. L’analisi
archeoastronomica ha mostrato quindi che la chiesa di Baresi fu edificata
applicando il criterio ad Orientem Solem, ma in modo piuttosto
singolare e decisamente raro nel caso della procedura di orientazione di un
luogo di culto cristiano, allineando esattamente l’asse della sua navata
principale nella direzione della levata e del tramonto del Sole in modo tale
che essi avvenissero nello stesso giorno lungo i due prolungamenti dell’asse
della navata principale della chiesa, con grande precisione. L’abside fu
posto quindi ad oriente come stabilito dalle regole dell’orientazione
canonica romana, ma ruotato di poco più di 9° rispetto alla linea
equinoziale locale. La notevole accuratezza dell’orientazione suggerisce non
solo l’utilizzo di una procedura geometrica per ottenerla, ma anche
l’intervento di un particolare personaggio, profondo conoscitore
dell’Astronomia medioevale e molto abile sia nel calcolo astronomico che
nell’osservazione delle levate e dei tramonti solari. Quello che ora appare
molto interessante da valutare sono, in primo luogo, la metodologia
applicata dal punto di vista strettamente pratico ed in secondo luogo il
significato simbolico e le motivazioni profonde di questo modo di operare e
ultimo, ma non ultimo, l’impostazione ideologica e culturale del personaggio
che stabilì praticamente sul terreno quella particolare direzione di
orientazione in quel particolare giorno: lunedì 18 Aprile 1463
Analisi
dell’orientazione della chiesa parrocchiale di Baresi
La
levata ed il tramonto del Sole in modo tale che sia il punto di sorgere che
quello di tramonto, ciascuno di essi lungo il profilo del rispettivo
orizzonte naturale locale, siano posti sullo stesso asse rettilineo passante
per il punto del piano occupato dall’osservatore, situato ad una certa
latitudine geografica, è un fenomeno non facile a realizzarsi, e affinché
esso avvenga, devono essere verificate alcune condizioni che il calcolo
astronomico permette di determinare in maniera univoca. La condizione
necessaria affinché, ad una determinata latitudine geografica, si verifichi
tale fenomeno solare è che esista la giusta combinazione tra le altezze
angolari apparenti hr e hs, rispettivamente del profilo
dell’orizzonte astronomico locale nel punto di levata ed in quello di
tramonto del Sole ed i rispettivi azimut astronomici Ar ed As
misurati sull’orizzonte astronomico locale. Questo implica che il fenomeno
dell’allineamento dei punti di levata e di tramonto non può avvenire in
qualsiasi località geografica a meno che le altezze dei due segmenti di
orizzonte naturale locale, rispetto a quello astronomico, siano pari a zero,
come avviene in mezzo al mare. In questo particolare caso però, per
verificarsi, l’allineamento dei punti di levata e di tramonto solari,
richiede che la declinazione del Sole sia pari a zero, in altre parole, il
Sole deve trovarsi sull’Equatore Celeste. Questo però implica a sua volta
che l’allineamento dei due punti solari debba verificarsi solamente due
volte in un anno, in concomitanza con gli equinozi. Nel caso invece che le
altezze angolari apparenti dei due segmenti di orizzonte naturale locale,
quello orientale e quello occidentale, siano uguali, ma diverse da zero,
cioè l’orizzonte naturale locale sia uniformemente elevato rispetto a quello
astronomico locale, allora esisterà uno ed un solo valore della declinazione
del Sole a cui l’allineamento dei punti solari potrà verificarsi, ma il
valore della declinazione del Sole, nell’emisfero boreale, deve essere
maggiore di zero, quindi il Sole deve trovarsi al di sopra dell’Equatore
Celeste, ma allora l’allineamento avverrà nuovamente lungo la linea
equinoziale, la est-ovest astronomica, in corrispondenza di una coppia di
giorni dell’anno compresi tra l’equinozio di primavera e quello di autunno e
tali date dovranno essere simmetriche rispetto al giorno del solstizio
d’estate, e si avvicineranno progressivamente ad esso con l’aumentare
dell’altezza uniforme dell’orizzonte naturale locale rispetto a quello
astronomico locale, fino ad un valore massimo che dipende dalla latitudine
geografica del luogo; a titolo di esempio a 46° di latitudine nord (alta
Valbrembana), la massima altezza consentita per l’orizzonte naturale locale
è pari a 33°,7 perché l’allineamento dei punti solari si realizzi al
solstizio d’estate. Nel caso più generale, come si verifica a Baresi, in cui
le altezze angolari apparenti dei due segmenti di orizzonte naturale locale
sono differenti tra loro e diverse da zero, allora esisteranno durante
l’anno due particolari giorni, simmetrici rispetto al solstizio d’estate, in
cui si verificherà l’allineamento dei punti solari. La direzione lungo cui i
punti solari saranno allineati dipenderà in maniera molto complessa dalle
altezze dei due segmenti di orizzonte e dalla loro differenza, come molto
complessa sarà la dipendenza delle due date, lungo l’anno, in cui
l’allineamento si verificherà, ma in generale esse dovranno verificarsi dopo
l’equinozio di primavera e prima di quello di autunno, fatta salva la loro
simmetria intorno alla data del solstizio estivo. L’appendice I riporta, per
il lettore interessato ai dettagli teorici, l’equazione matematica che deve
essere soddisfatta affinché l’allineamento dei punti solari si verifichi su
una medesima direzione.
Significato simbolico
Durante tutta la storia del Cristianesimo ogni edificio sacro, a suo modo,
era una rappresentazione dell'Universo, ovvero, parafrasando Pier Damiani, “La
chiesa e' l'immagine del mondo” e il mondo era inteso in senso
cosmogonico. Quest'idea veniva trasposta in pratica stabilendo particolari
orientazioni simboliche dell’asse della navata principale e di quelli delle
monofore absidali sulla base di determinate regole geometriche, allineandoli
lungo particolari direttrici astronomiche tra cui era fortemente prescritta
quella della levata solare equinoziale. L'edificio sacro non era considerato
solo un'immagine realistica del mondo e della natura, ma doveva riprodurre
la struttura intima e matematica dell'Universo con tutte le sue leggi,
ovviamente secondo la visione liturgica cristiana che era l'unica ad essere
accettata durante il Medioevo. Secondo questa visione del mondo, l'edificio
sacro era un'immagine dell'Universo, il quale era sacro in quanto opera di
Dio. In questo senso quindi l'edificio di culto doveva assolvere la funzione
di trasporre e rendere comprensibile l'immagine dell'Universo trascendente
in Dio che era l'essenza creatrice del cosmo. La Gerusalemme Celeste che S.
Giovanni Evangelista descrive nell'Apocalisse ha una forma quadrata e tale
forma, assieme a quella rettangolare e circolare costituisce il principio
base ispiratore dell'architettura dei luoghi di culto cristiani. Durante il
Medioevo la fondazione di un edificio sacro cominciava con la definizione
dell'orientazione rispetto alle direzioni astronomiche fondamentali, cioè la
linea meridiana locale che è parallela all'asse di rotazione della Terra e
la linea equinoziale, perpendicolare alla meridiana, agli estremi della
quale il Sole sorgeva e tramontava nel giorno degli equinozi. La linea
meridiana definisce localmente la direzione nord-sud astronomica e la linea
equinoziale definisce la direzione est-ovest astronomica. L'orientazione di
un luogo di culto era già di per se stessa un rito in quanto lo scopo della
procedura era quello di stabilire un rapporto ben preciso fra l'ordine
cosmico e l'ordine terrestre e quindi, fra l'ordine stabilito da Dio e
quello stabilito dall'Uomo. Il procedimento tradizionale di orientazione
degli edifici di culto, era caratterizzato da un alto grado di universalità
in quanto doveva seguire alcune regole ben precise e strettamente
codificate, anche se qualche deroga era ammessa in funzione delle esigenze
locali, ma lo si ritrova praticamente ovunque esista un'architettura sacra.
Se analizziamo statisticamente una grande quantità di edifici sacri
distribuiti su tutto il territorio europeo, misurandone accuratamente
l'orientazione rispetto alle direzioni astronomiche fondamentali siamo in
grado di rilevare l'esistenza di un numero limitato di direzioni che erano
ritenute importanti e tutta una serie di regolarità geometriche nelle
orientazioni, ciascuna delle quali e' conseguenza di una motivazione
ideologica ben precisa. Nonostante la varietà, peraltro limitata, delle
direzioni lungo cui l'asse, nel senso ingressoabside, degli edifici sacri
risulta orientato, si rileva un punto di partenza comune che è rappresentato
dalla necessità pratica di determinare sperimentalmente la direzione
equinoziale, cioè la linea est-ovest astronomica. Durante il Medioevo, l'uso
della bussola, peraltro anticamente noto ai Cinesi, ma introdotto in Europa
nel XIII secolo e utilizzato nella navigazione, non era noto agli
architetti, almeno fino al XVI secolo. La conseguenza era che ogni direzione
astronomica doveva essere determinata mediante l'osservazione diretta di
qualche corpo celeste: il Sole o talvolta la Luna o talune stelle, oppure
l’applicazione di taluni metodi di natura gnomonica che comunque erano
basati sull’osservazione dell’ombra di un palo verticale illuminato dal
Sole. Generalmente era il Sole con il moto della sua ombra durante la
giornata a permettere ad un operatore esperto di determinare le direzioni
astronomiche fondamentali, secondo quanto stabilito dall'architetto romano
Vitruvio, vissuto in età augustea, a cui dobbiamo un'opera, il "De
Architettura", che rimase un testo fondamentale durante l'intero
Medioevo, dopo la sua riscoperta ad opera di Poggio Bracciolini nel XV
secolo. Non dobbiamo dimenticare anche il “De Limitibus Constituendi”
di Igino il Gromatico, un famoso agrimensore romano e il famosissimo “De
Geometria” di Gerberto d'Aurillac e tutte le rielaborazioni di questi
metodi maturate soprattutto in ambiente monastico benedettino che portarono
in seguito all'uso delle proprietà geometrico-astronomiche del decagono
regolare, che Platone ebbe anticamente a denominare "il Poligono di Dio".
Il primo passo che per l'edificazione del luogo di culto era la scelta dello
spazio sacro cioè si procedeva alla scelta dell'area più adatta
all'edificazione della chiesa. In questa fase vari fattori giocavano un
ruolo importante nella scelta uno dei quali ad esempio era la volontà di
edificare la chiesa sopra una piccola elevazione naturale del terreno in
modo che non solo l'edificio sacro fosse ben visibile, ma anche che da esso
si potesse osservare con facilità il profilo dell'orizzonte naturale locale:
questo è avvenuto nel caso della chiesa di San Giacomo e Nicola da Tolentino
a Baresi. Questa esigenza derivava dalla necessità di eseguire le
osservazioni astronomiche necessarie al fine di ottenere la corretta
orientazione dell'edificio rispettando il criterio "ad Solem Orientem"
o addirittura quello “Sol Aequinoctialis” stabilito dalla Chiesa
Romana, oppure qualcosa di più complesso e sofisticato come è avvenuto a
Baresi. Una volta definito lo spazio sacro allora si poteva procedere con la
ricerca delle direzioni astronomiche fondamentali per l'orientazione
dell'edificio sacro. Generalmente, essendo il criterio "Sol
Aequinoctialis" quello maggiormente raccomandato dalla Chiesa, si
procedeva alla determinazione della direzione della linea equinoziale
locale. Il metodo maggiormente utilizzato per determinare accuratamente la
linea equinoziale e quello descritto da Vitruvio nel libro IX del De
Architettura e fu praticato in Occidente sino alle soglie
dell’Illuminismo e oltre se l’orientazione dell’edificio di culto avveniva
sulla base delle osservazioni astronomiche, oppure fino al XVI secolo
periodo oltre il quale gli architetti adottarono la bussola per determinare
le direzioni di riferimento, ma questo non è il caso della chiesa di Baresi
per il semplice fatto che essa è cronologicamente precedente all’utilizzo
della bussola in architettura. La corretta orientazione degli edifici di
culto richiedeva di disporre correttamente le fondazioni dell'edificio
secondo le direzione orientale desiderata, generalmente la linea
equinoziale, ma nel nostro caso, come abbiamo visto, si tratta di un
allineamento molto più sofisticato e difficile da realizzare in pratica.
L'individuazione della direzione equinoziale veniva ottenuta grazie ad uno
gnomone che, una volta illuminato dal Sole, gettava la sua ombra sul tereno,
la quale muovendosi durante la giornata, poteva agevolmente permettere di
determinare la direzione est-ovest astronomica eseguendo alcune semplici
costruzioni geometriche direttamente sul terreno. Nel caso della chiesa di
Baresi gli gnomoni furono in realtà due. Inizialmente andava però stabilito
il cosiddetto “axis mundi” cioè l’asse del mondo allineato lungo la
direzione zenitale locale: simbolicamente il cardine dell’Universo, che era
materializzato da un palo in legno che veniva piantato nel terreno in
corrispondenza di un punto che nella maggioranza dei casi avrebbe poi
coinciso con in centro del cerchio che avrebbe dato origine all'emiciclo
absidale della chiesa. Questa procedura costituiva la materializzazine di un
centro sacro, e nel simbolismo architettonico medioevale e rinascimentale
questo centro era ritenuto essere simbolicamente il centro del mondo.
Successivamente veniva tracciato il "Cerchio Generatore" centrato
nell'"Asse del Mondo", la cui funzione era duplice; la prima era
connessa alla determinazione delle direzioni astronomiche fondamentali,
l'equinoziale e la meridiana, necessarie per ottenere il corretto
allineamento del costruendo edificio, mentre la seconda era relativa alla
definizione delle misure e della geometria interna della chiesa. La prima
funzione, quella più propriamente astronomica, richiedeva di tracciare
fisicamente il cerchio sul terreno dove l'edificio avrebbe dovuto essere
costruito, mentre la seconda funzione, più geometrica poteva essere assolta
in fase progettuale anche sulla carta. A questo punto si doveva procedere
alla determinazione sperimentale delle due direzioni di riferimento, cioè le
linee equinoziale e meridiana passanti per l'"Asse del Mondo". La
determinazione delle direzioni fondamentali doveva essere eseguita mediante
un metodo basato sull'Astronomia, fosse esso basato sulla diretta
osservazione del cielo e dei suoi fenomeni oppure eseguito sfruttando
particolari accorgimenti e tecniche basate sulla gnomonica, sfruttando cioè
il moto giornaliero dell'ombra prodotta da uno gnomone verticale illuminato
dal Sole. Esistevano a quell'epoca due o tre metodi correntemente in uso tra
gli architetti, che si basavano sui seguenti principi. Stabilito mediante il
calendario il giorno dell'equinozio di primavera o di autunno, veniva
piantato uno gnomone verticale e di ora in ora venivano segnate sul terreno
le posizioni occupate dall'estremità della sua ombra.
Durante i giorni degli equinozi, il Sole è posizionato sull'equatore
celeste, quindi l'ombra dello gnomone si muove, da Ovest verso Est, seguendo
un andamento rettilineo proprio lungo la direzione equinoziale la quale
veniva a costituire la base per l'orientazione della costruzione che doveva
essere eretta. Questo metodo aveva però il difetto di essere applicabile
correttamente solamente nel giorno degli equinozi in quanto solo in quei
giorni il cammino dell'ombra dello gnomone è rettilineo. Durante tutti gli
altri giorni dell'anno l'ombra si muove seguendo una linea curva, detta "iperbole
di declinazione" il cui vertice, corrispondente al massimo avvicinamento
al piede dello gnomone, viene raggiunto, in un dato luogo, all'istante del
mezzogiorno vero per quella località che corrisponde all'istante in cui il
Sole raggiunge la sua massima altezza sull'orizzonte, passando per il
meridiano astronomico locale. La direzione individuata dall'ombra più corta
era quindi la linea meridiana, cioè la direzione Nord-Sud astronomica, la
cui perpendicolare era la direzione equinoziale richiesta. Una versione
semplificata di questo metodo la troviamo descritta da Plinio il Vecchio
nella sua "Naturalis Historia". Plinio suggeriva di utilizzare
semplicemente la linea perpendicolare alla direzione dell'ombra di una
persona in piedi al mezzogiorno. Il metodo più preciso disponibile era però
quello detto del "Cerchio Indiano" che è descritto da Vitruvio (De
Architettura, I,6,6), ma di cui si hanno notizie già dai papiri egiziani
e dai documenti provenienti dall'India antica, da cui la sua particolare
denominazione, ma anche dall’antica Cina sin dal 2400 a.C. Il metodo
risultava applicabile qualsiasi giorno dell'anno. Fissato lo gnomone
verticale si segnava alla mattina la posizione raggiunta dall'estremità
dell'ombra; successivamente si tracciava una circonferenza centrata nel
piede dello gnomone e passante per il punto segnato sul terreno, poi si
attendeva durante il pomeriggio il momento in cui l'ombra lambiva nuovamente
il cerchio e si segnava sulla circonferenza il punto ottenuto: la linea
passante per i due punti sulla circonferenza rappresentava la direzione
equinoziale cercata. Il cerchio in questione poteva essere anche il Cerchio
Generatore che serviva da base per la progettazione e l'orientazione della
chiesa da edificare. La congiungente le due intersezioni tra l'iperbole di
declinazione ed il cerchio generatore era esattamente la linea equinoziale
astronomica e quello doveva, almeno in teoria, secondo il criterio "Sol
Aequinoctialis", essere anche l'asse della costruenda chiesa. La
perpendicolare alla linea equinoziale era la linea meridiana. A questo punto
è importante ricordare con precisione le tre operazioni base della
fondazione, ovvero: il tracciare sul terreno il cerchio generatore,
disegnarvi gli assi cardinali che definivano l'orientazione e la definizione
del rettangolo di base, perché erano queste tre operazioni che determinavano
il simbolismo fondamentale dell'edificio sacro. Durante il Medioevo il
cerchio e la sfera, non avendo alcun inizio o alcuna fine erano poste
simbolicamente in relazione con il concetto dell'Unità di Dio priva di
limiti, quindi la Sua Infinità e la Sua Perfezione, ma queste figure erano
anche visualizzazioni del cielo, della sfera celeste e si inquadravano molto
bene nei concetti stabiliti dalle teorie cosmogoniche pre-copernicane dovute
ad Aristotele e a Tolomeo che richiedevano esclusivamente perfetti moti
circolari uniformi e combinazioni di essi, oppure sistemi di sfere, per
rendere conto dei moti apparenti di tutti i corpi celesti visibili ad occhio
nudo nel cielo. Il cerchio rivestiva anche un ruolo simbolico legato allo
scorrere del tempo, che era facilmente ricollegabile alla traiettoria
circolare apparente descritta quotidianamente dal Sole nel cielo per effetto
della rotazione della Terra intorno al suo asse. Il Sole, simbolo di Cristo,
sorgeva ad est, passava al meridiano al mezzogiorno vero e locale culminando
a sud e tramontava ad ovest, chiudendo nelle regioni dello spazio poste al
di sotto dell'orizzonte settentrionale la sua traiettoria circolare
apparente quotidiana. Lo stesso faceva la Luna, notte dopo notte, nei
periodi lontani dal novilunio. Entrambi questi astri mostravano alla vista
una forma circolare e anche il profilo dell'orizzonte astronomico tutto
intorno all'osservatore appariva come un grande cerchio.
APPENDICE 1
Bibliografia
Adriano Gaspani: “L’Orientazione Astronomica dei Luoghi di
Culto in Alta Valle Brembana”, La Rivista di Bergamo, N.°.15,
Ottobre-Novembre-Dicembre 1998.
Adriano Gaspani, 2000, “Geometria e Astronomia nelle
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Adriano Gaspani, 1997, “Sulla Reale Significatività degli
Allineamenti Ritenuti Astronomicamente Significativi”, Nihil Sub Astris
Novum, N.°. 12, Settembre 1997.
Adriano Gaspani, 1997, “Altezza e Azimut di Prima
Visibilità delle Stelle”, Nihil Sub Astris Novum, N.°. 13, Novembre
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in dialogo”, novembre- dicembre 1999, pag. 13-19.
Adriano Gaspani, 1998, “Il Potere Risolutivo ad Occhio
Nudo”, Nihil SubAstris Novum, N.°. 15, Febbraio 1998.
Adriano Gaspani, 1998, “L’Obliquità dell’Eclittica
nell’Antichità”, Nihil Sub Astris Novum, N.°. 16, Marzo 1998.
Adriano Gaspani, 2001, “Analisi dell’orientazione delle
chiese di San Gregorio e San Dionigi” in: Gabriele Medolago “San
Gregorio di Cisano Bergamasco”, Parrocchia di San Gregorio Magno in Cisano
Bergamasco A.D. 2001, pag. 190-191.
Adriano Gaspani, 2004, “Il monastero di Reask e
l’orientazione dei luoghi di culto cristiani nell’Irlanda medioevale”,
Atti del XXII Congresso Nazionale di Storia della Fisica e dell’Astronomia,
a cura di M. Leone, A. Paoletti, N. Robotti, Genova - Chiavari, 6-7-8 Giugno
2002, pag. 458 -475.
Adriano Gaspani, 2002, “Analisi dell’Orientazione della
Chiesa (di S.Nazario al Castello di Cenate Sotto)”, in Gabriele Medolago,
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Comunale di Cenate Sotto, pag.121- 130.
Adriano Gaspani, 2003, “Horologium Stellare Monasticum”,
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Adriano Gaspani, 2004, “Analisi dell’orientazione della
chiesa parrocchiale di Bordogna”, in “La Chiesa gia parrocchiale di
Santa Maria assunta e San Giorgio martire in Bordogna di Roncobello” di
Gabriele Medolago e Roberto Boffelli, Ed. Comune di Roncobello, Ferrari
Editore, 2004. Vitruvio, “De Architettura”, I,6,6. Versione tradotta
e commentata dal marchese Berardo Galiani, Napoli 1758.
Gerberto D’Aurillac “De Geometria”, in Nicolaus Bubnov
“ Gerberti postea Silvestri II Papae Opera Mathematica (972-1003)”, Geog
Olms Hildesheim, 1963.
Giuliano Romano, 1992, “Archeoastronomia italiana” ed.
CLEUP, Padova
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