L'ORIENTAZIONE ASTRONOMICA DELLA
CHIESA
DI SAN PIETRO IN VINCOLI AD ARZENATE
Prof. Adriano Gaspani -
Articolo
pubblicato sul libro della Storia di Barzana
Veduta al tramonto di San Pietro di Arzenate (Barzana)
Introduzione
Nel
territorio intorno alla località di Arzenate, in Val San Martino, sono
presenti alcune chiese tra le quali quella di San Pietro in Vincoli. La
prima citazione documentaria della chiesa risale all’anno 867 d.C.
l’edificio di culto ha subito nei secoli svariati restauri che ne hanno
variato l’aspetto esterno, interno e planimetrico, tra i quali la
ristrutturazione del XIII secoli ed il rifacimento del presbiterio nel XVIII
secolo. Le modifiche non hanno però modificato la primitiva orientazione
della navata della chiesa rispetto alle direzioni astronomiche fondamentali
tanto che l’attuale edificio conserva ancora quindi pressoché intatte le
informazioni relative ai criteri astronomici seguiti dai edificatori nella
prima edificazione durante il IX secolo. Ovviamente quello che si è
conservato è relativo solamente all’orientazione della navata in quanto i
restauri hanno completamente compromesso le informazioni relative alla
disposizione delle eventuali monofore presenti nell’abside e
all’orientazione dei loro assi rispetto alle direzioni astronomiche
fondamentali. Lo scopo di questo studio è quindi quello di mettere in
evidenza quanto risultato dall’analisi dell’orientazione della navata,
eseguita in un’ottica di tipo archeoastronomico. Prima di entrare nel merito
della descrizione dei risultati raggiunti è utile richiamare brevemente
alcune nozioni di Astronomia Generale che permetteranno di comprendere
meglio la problematica relativa ai criteri astronomici applicati dagli
architetti medioevali durante le fasi di progettazione e di edificazione di
un luogo di culto cristiano. Per capire che cosa pensassero gli antichi del
mondo che li circondava dobbiamo tentare di osservare i fenomeni celesti con
i loro stessi occhi. Per poter fare questo è necessario conoscere almeno i
principi fondamentali dell’Astronomia di Posizione che è quella branca della
Scienza del Cielo che si occupa di descrivere la posizione e il movimento
dei corpi celesti utilizzando come base di osservazione un punto posto sulla
superficie della Terra. Questo ci permetterà di capire cosa gli uomini
vissuti nel periodo altomedioevale potessero osservare nel cielo ed intuire
dei meccanismi che regolano la posizione ed il moto dei corpi celesti.
Queste nozioni sono basilari qualora si desideri affrontare lo studio dei
manufatti architettonici che abbiano rilevanza anche dal punto di vista
astronomico.
La posizione degli astri nel cielo
Gli astronomi definiscono univocamente
la posizione di un astro sulla sfera celeste mediante una coppia di
coordinate riferite a un determinato sistema di riferimento. Ogni corpo
celeste visibile nel cielo è caratterizzato, in una data epoca, da una
posizione ben precisa rispetto ad un osservatore posto in un punto sulla
superficie della Terra.
Tale posizione può essere definita
facendo uso di uno dei quattro sistemi fondamentali di coordinate celesti
noti in Astronomia, di cui tre importanti nel contesto dell’analisi
archeoastronomica delle chiese antiche. Il primo è il sistema cosiddetto
altazimutale il quale utilizza come coppia di coordinate di riferimento
l’azimut astronomico, contato in senso orario, cioè in senso concorde con il
movimento apparente degli astri sulla sfera celeste, e l’altezza dell’astro
rispetto all’orizzonte astronomico locale, materializzato ad esempio dalla
linea del profilo del mare. L’orizzonte astronomico locale è differente
dall’orizzonte naturale locale in quanto quest’ultimo si riferisce al
profilo del paesaggio localmente visibile da un punto di osservazione posto
sulla superficie terrestre. Se il punto di osservazione fosse posto in mezzo
al mare aperto l’orizzonte marino materializzerebbe sia l’orizzonte
astronomico locale sia quello naturale. Se invece il nostro punto di
osservazione fosse posto in montagna l’orizzonte astronomico locale sarebbe
difficilmente visibile, mentre il profilo del paesaggio montuoso definirebbe
l’orizzonte naturale locale. I cerchi fondamentali del sistema di coordinate
altazimutali sono quindi l’Orizzonte Astronomico Locale e il Meridiano
Astronomico Locale che interseca il cerchio dell’orizzonte nei punti
cardinali (astronomici) Nord e Sud. Il sistema altazimutale ha il difetto di
essere legato alla posizione locale dell’osservatore, nel senso che due
osservatori situati in località geograficamente differenti sulla Terra
misureranno alla stessa ora del giorno, per lo stesso astro, valori
differenti sia di Azimut che di Altezza sull’orizzonte. Oltre a questo, con
questo sistema di coordinate esiste anche un altro problema e cioè che esse
sono dipendenti dall’istante temporale in cui l’osservatore misura la
posizione di un dato astro visibile nel cielo. Infatti, essendo l’azimut
legato all’angolo orario dell’astro, il suo valore varierà durante la
giornata passando da un valore minimo corrispondente all’istante della
levata dell’astro considerato ad un valore massimo misurato all’istante del
suo tramonto. Allo stesso modo l’altezza sull’orizzonte raggiungerà il suo
valore minimo al sorgere e al tramontare dell’astro e il suo valore massimo
nell’istante di culminazione o, in altre parole, di transito al meridiano
locale. Ovviamente il valore dell’altezza sull’orizzonte di un certo astro
sarà funzione sia della latitudine che della longitudine geografica
dell’osservatore. Nonostante tutti questi problemi, il sistema altazimutale
è fondamentale per l’Archeoastronomia perché riflette perfettamente la
situazione in cui si trovavano gli antichi uomini che osservavano gli astri
ad occhio nudo, i quali dovevano, con mezzi modesti, compiere osservazioni
relativamente alla posizione apparente degli astri visibili nel cielo.
Il moto apparente del Sole sulla sfera celeste
Quando un archeoastronomo
studia l’orientazione di una chiesa antica si accorge invariabilmente che
essa fu in origine orientata verso qualche punto dell’orizzonte naturale
locale particolarmente importante dal punto di vista degli astri che erano
visti sorgere in quella posizione.
Traiettoria apparente del
Sole sulla sfera celeste durante l’anno solare tropico
Quasi sempre il
“target” astronomico è di tipo solare, molto raramente lunare, anche se può
capitare, soprattutto nel caso dei luoghi di culto mariano; è bene quindi
accennare a grandi linee al moto apparente percorso dal Sole sulla sfera
celeste durante i vari giorni dell’anno e al cambiamento progressivo,
ciclico, dei suoi punti di levata e di tramonto. La Terra compie annualmente
una rivoluzione completa intorno al Sole. Il suo moto orbitale è regolato
dalla legge di gravitazione universale e ben descritto dalle tre leggi
scoperte dal matematico tedesco Giovanni Keplero, nel XVII secolo. L’orbita
della Terra intorno al Sole è un’ellisse poco eccentrica e la distanza
orbitale media a cui il nostro pianeta orbita è di circa 149,6 milioni di
chilometri. Il globo terrestre ruota su se stesso in un giorno siderale pari
a 23h 56m 04s, cioè un poco meno di un giorno solare medio che vale 24 ore,
quindi un osservatore situato in una determinata località geografica vedrà
il Sole muoversi apparentemente , assieme a tutta la sfera celeste da est
verso ovest durante l’arco di un giorno. A causa del fatto che la Terra
durante un giorno percorre anche una frazione della sua orbita, circa 1/365
del percorso annuale, il Sole avrà variato la sua posizione apparente,
rispetto alle stelle visibili sulla sfera celeste, di poco meno di 1°. Il
moto del Sole è quindi solamente apparente e dovuto in realtà al fatto che
l’osservatore si muove solidalmente con la Terra su cui è ubicato.
Il moto apparente del Sole
nel cielo si compie sulla proiezione dell’orbita della Terra sulla sfera
celeste o più rigorosamente sul cerchio immaginario ottenuto intersecando la
sfera celeste con il piano dell’orbita terrestre. Questo cerchio è chiamato
Eclittica, termine coniato dagli astronomi greci nell’antichità. Il
movimento apparente del Sole sull’Eclittica avviene nello stesso senso del
moto orbitale della Terra lungo la sua orbita, direzione detta “diretta” o
“antioraria” perché contraria a quella del moto apparente diurno della sfera
celeste. Poiché, a causa del moto apparente diurno, un osservatore vede gli
astri muoversi da est verso ovest (senso orario), vedrà per il moto
apparente annuo, il Sole spostarsi tra le stelle in senso contrario, cioè da
ovest verso est. La conseguenza è che se in un dato giorno durante l’anno il
Sole transita al meridiano nello stesso istante in cui passa anche una
stella, il giorno successivo esso passerà al meridiano circa quattro minuti
dopo la stella in quanto si sarà spostato di circa un grado verso oriente e
sarà quindi in ritardo rispetto ad essa. Quando il Sole si trova al punto di
intersezione corrispondente al nodo indicato con il termine “Punto Gamma” o
“Punto d’Ariete” si verifica l’Equinozio di Primavera, mentre quando il Sole
passa per il punto diametralmente opposto (Punto di Libra), esso si trova al
nodo contrario e quindi si avrà l’Equinozio d’Autunno. In definitiva, quando
avvengono gli equinozi il Sole è posizionato sull’Equatore Celeste, in
questi giorni le durate del giorno e della notte corrispondono allo stesso
numero di ore.
Attualmente le date in cui
si verificano gli Equinozi sono il 21 marzo e il 23 settembre
rispettivamente per l’Equinozio di Primavera e per quello d’Autunno, ma nel
tempo anche le date degli Equinozi e dei Solstizi sono soggette ad una
lenta, ma consistente, variazione particolarmente evidente quando si va
indietro nel tempo. Il Sole, a causa della variazione della posizione della
Terra nello spazio per effetto del suo moto orbitale, durante il corso
dell’anno cambia in modo periodico la posizione dei punti di sorgere e di
tramontare sull’orizzonte astronomico locale. La traiettoria apparente
percorsa dal Sole nel cielo varia giornalmente non solo con il variare della
data lungo l’anno, ma anche in funzione della latitudine geografica
dell’osservatore. I punti estremi verso sud e verso nord toccati dalle
posizioni di sorgere e tramontare del Sole sull’orizzonte in corrispondenza
di una data località geografica corrispondono ai giorni dei solstizi, così
chiamati perché, in quei giorni, si ha l’impressione che il punti di levata
e di tramonto del Sole stazionino in quella posizione estrema per qualche
tempo, in quanto essi si muovono molto lentamente. Il punti estremi di
sorgere e tramontare in direzione nord-est vengono toccati in corrispondenza
della data del solstizio estivo, mentre al solstizio d’inverno i punti di
sorgere e di tramontare sono i più vicini alla direzione sud-est. Ovviamente
in corrispondenza dei giorni dell’anno che sono intermedi tra le due date di
solstizio le posizioni sull’orizzonte occupate dai punti di sorgere e
tramontare saranno a loro volta intermedie tra i due punti solstiziali. Dal
punto di vista archeoastronomico le posizioni sulla linea dell’orizzonte del
sorgere e del tramontare del Sole in corrispondenza dei solstizi è
fondamentale in quanto le testimonianze archeologiche ci suggeriscono come
l’uomo antico tenesse in grande considerazione l’osservazione e la marcatura
permanente della posizione di questi punti.
Regole medioevali connesse con l’edificazione di un
edificio di culto cristiano
Sin dagli albori del
cristianesimo era diffusa la tradizione di orientare i templi, o più in
generale i luoghi di culto, verso la direzione est secondo il criterio
denominato “Versus Solem Orientem” in quanto, analogamente ai pagani, anche
per i cristiani la salvezza e la rinascita erano collegate alla generica
direzione cardinale orientale. Gesù Cristo aveva come simbolo il Sole (Sol
justitiae, Sol Invictus, Sol Salutis) e la direzione est era simbolizzata
dalla croce, rappresentazione del simbolo della vittoria. La simbologia
solare così direttamente collegata al Cristo richiedeva quindi un’attenta
progettazione dei luoghi di culto e un’altrettanto attenta loro orientazione
rispetto alle direzioni astronomiche fondamentali. Nelle Costituzioni
Apostoliche (II,7) del IV e V secolo veniva raccomandato ai fedeli di
pregare dirigendosi verso l’est e lo stesso celebrante durante l’”Actio
Liturgica” doveva parimenti essere rivolto in quella direzione; le
Costituzioni Apostoliche, pur non risalendo agli stessi Apostoli, riflettono
sicuramente le usanze e le consuetudini più antiche in questo senso. Come
conseguenza di tali prescrizioni, tecnicamente si rese necessario progettare
e costruire le chiese orientate con l’abside verso oriente e la facciata con
la porta d’ingresso in direzione occidentale rispetto al baricentro della
costruzione. Una delle personalità più prestigiose che contribuì a
diffondere l’idea e l’abitudine di orientare i luoghi di culto verso
direzioni solari astronomicamente significative fu Gerberto D’Aurillac, noto
anche come Gerberto da Reims, nato intorno nel 937 in Alvernia, nella
Francia centrale, e monaco benedettino ad Aurillac e a Reims.
Il Papa
Silvestro II (Gerberto d’Aurillac) rappresentato in una lunetta affrescata
da un pittore anonimo bergamasco nel XVI sec., presente nel Chiostro
Superiore del Priorato di San Giacomo Maggiore a Pontida (BG).
Gerberto, dopo essere stato
abate del Monastero di Bobbio nel 983 e poi vescovo di Ravenna, salì alla
cattedra di S. Pietro nel 999 d.C. con il nome di Papa Silvestro II, ponendo
fine al cosiddetto “Periodo Ferreo del Papato”. Amico di Ottone II e
precettore di Ottone III di Sassonia, fu il principale artefice della
conversione al Cristianesimo di Stefano I d’Ungheria garantendo vari feudi
terrieri in quel paese alle abbazie benedettine. In gioventù, studiò
Astronomia, Matematica e Geometria nella Spagna allora quasi interamente
occupata dai Saraceni, quindi ebbe numerosi contatti con la Matematica e
l’Astronomia araba che a quel tempo era molto sviluppata.
Di lui possediamo molti
documenti che tra cui oltre 200 lettere scritte tra il 983 e il 997, il
“Tractatus de Astrolabio” e dal 999, anno in cui salì al soglio pontificio,
numerose bolle papali da lui emesse. Egli redasse anche il “Geometria” in
cui riportò e descrisse un centinaio di soluzioni di vari problemi
geometrici e molte loro applicazioni pratiche; soprattutto in questa opera
rileviamo l’uso originale dell’astrolabio nella soluzioni di svariati
problemi pratici in architettura che contribuirono alla diffusione dell’uso
di questo particolare strumento ai fini di stabilire linee e proporzioni
astronomicamente significative nelle chiese cristiane medioevali. Fino al
1400-1500 questo testo fu il riferimento ufficiale adottato dai progettisti
e costruttori di chiese e cattedrali. In una delle sue bolle papali è
raccomandato esplicitamente il criterio “Versus Solem Orientem”, che
consiste nell’orientare i luoghi di culto verso la direzione del punto
dell’orizzonte in cui il Sole sorge, ed in particolare il criterio “Sol
Aequinoctialis”, che utilizza il punto di levata dell’astro diurno quando la
sua declinazione è pari a zero, cosa che avviene solamente agli equinozi. In
realtà il concetto non era del tutto originale e Mandrieu nel suo “Les
Ordines Romani II” riporta questa consuetudine come già seguita da almeno
200 anni prima delle indicazioni di Silvestro II. Non fu però sempre così,
infatti per un certo periodo, fino alla seconda metà del 400 d.C. i luoghi
di culto furono costruiti con l’abside diretta verso occidente invece che
verso oriente. Successivamente, appunto dalla seconda metà del 400, le
orientazioni vennero invertite e le chiese furono progettate e costruite con
l’abside rivolta ad oriente in modo che sia l’officiante che i fedeli
pregassero rivolti nella direzione del sorgere del Sole. Durante l’VIII
secolo questa abitudine si interruppe di nuovo per alcuni anni, per venir
ripristinata durante i secoli successivi. Le causa di queste inversioni di
tendenza non sono note, anche se gli studiosi hanno formulato alcune ipotesi
plausibili. Generalmente sono poche le chiese risalenti al periodo in cui
avvennero le inversioni della direzione di orientazione sopravvissute fino
ai giorni nostri e di cui sia possibile un’accurata misurazione della
direzione del loro asse. Nonostante ciò, esistono illustri eccezioni, che
conservano la temporanea tradizione di orientare l’abside verso occidente,
esse si trovano entrambe a Roma e sono la Basilica di S. Pietro e quella di
S. Giovanni in Laterano. Nell’alto Medioevo la costruzione delle chiese, e
più generalmente dei luoghi di culto cristiani, era basata su un forte
simbolismo mistico: si prevedeva l’orientazione di tutta la costruzione con
l’abside ad oriente, meglio ancora se l’asse coincideva con la linea
equinoziale. Le ragioni per cui vennero adottati criteri astronomici sia per
l’orientazione dell’asse della chiesa sia per la disposizione delle monofore
praticate nell’abside maggiore e nelle absidiole laterali furono spesso
dettate da esigenze mistiche e simboliche più che reali. Infatti è scritto
che la Croce di Cristo fu eretta sul monte Calvario in modo da essere
rivolta verso ovest, quindi i fedeli in adorazione devono essere rivolti ad
est, che per antica tradizione è la zona della luce e del bene (pars
familiaris) in contrapposizione con la “pars hostilis” che identifica la
direzione occidentale. Per tradizione Cristo salì in cielo ad oriente dei
discepoli ed è consuetudine che cosi facessero anche i Martiri. Sempre
secondo la tradizione, l’aurora è il simbolo del Sole della Giustizia che si
annuncia e anche il Paradiso Terrestre veniva ritenuto, dai primi cristiani,
collocato genericamente ad oriente. Il Concilio di Nicea ribadì chiaramente
il criterio “Vesus Solem Orientem”, spesso, sin dalla remota antichità,
comune anche ai templi pagani, soprattutto greci. I padri conciliari
affermarono nel 325 d.C.: «ecclesiarum situs plerimque talis erat, ut
fideles facie altare versa orantes orientem solem, symbolum Christi qui est
sol iustitia et lux mundi interentur» (Carolus Kozma “De Papi”, 1861). Dal
punto di vista pratico, per quanto concerne le antiche chiese costruite
lungo l’arco alpino, talvolta si rilevano orientazioni tali da addensarsi
intorno a valori di azimut pertinenti alle direzioni di levata del Sole ai
solstizi; altre volte invece gli assi delle navate sono allineati alcuni
gradi più a settentrione rispetto alla esatta direzione del punto di levata
dell’astro agli equinozi all’orizzonte astronomico locale, che come abbiamo
già affermato si colloca esattamente lungo la direzione cardinale est,
ovvero alcune antiche chiese alpine risultano generalmente orientate verso
taluni punti dell’orizzonte fisico locale, rappresentato dal profilo
dell’orografia locale visto dal luogo dove sorgeva l’edificio di culto, nei
quali sorgeva il Sole all’alba di un giorno compreso tra la data effettiva
dell’equinozio di primavera fino a circa un mese dopo di esso. La
spiegazione più razionale di questa deviazione rispetto alla pura ed esatta
direzione equinoziale (azimut astronomico pari a 90°), tanto raccomandata ad
esempio negli scritti di Guglielmo Dorando da Mende, vescovo del XIII secolo
contro, appunto, gli allineamenti solstiziali: «...Debet quoque (ecclesia)
sic fundari, ut caput inspiciat versus Orientem... videlicet versum ortum
solis, ad denotandum, quod ecclesia quae in terris militat, temperare se
debet aequanimiter in prosperis, et in adversis; et not versus solstitialem,
ut faciunt quidam», è dovuta alla consuetudine, talvolta seguita, di
celebrare solennemente il rito di fondazione del luogo sacro all’alba del
giorno di Pasqua. In quel giorno il punto di levata del Sole all’orizzonte
naturale locale definiva solennemente la direzione verso cui l’asse della
chiesa doveva essere diretto e verso cui l’abside doveva essere costruita. A
questo proposito è interessante ricordare quale fosse la procedura pratica
normalmente seguita dagli architetti medioevali qualora fosse stata loro
commissionata la progettazione di un luogo di culto cristiano. Nel Medioevo
le chiese erano generalmente progettate a forma di croce con l’abside
orientata ad est. L’ingresso principale era quindi posizionato sul lato
occidentale, in corrispondenza dei piedi della croce, in modo che i fedeli
entrati nell’edificio camminassero verso oriente simboleggiando l’ascesa di
Cristo sulla Croce. La direzione orientale corrisponde a quel segmento di
orizzonte locale in cui i corpi celesti sorgono analogamente, dal punto di
vista simbolico, alla stella della nascita di Cristo, nota come “la stella
dell’est”. Le chiese dovevano assolvere agli aspetti puramente liturgici
quindi le istruzioni che venivano date agli architetti in fase di
progettazione si basavano su tutta una serie di indicazioni tratte dalla
simbologia liturgica della religione cristiana. Era poi l’architetto ad
impiegare Matematica, Geometria e Astronomia al fine di esprimere
simbolicamente la funzione liturgica del culto. Il significato metaforico
era notevole, infatti la cupola stava sovente a rappresentare la volta del
cielo, mentre l’altare simboleggiava la cima della croce di Cristo, posta
sulla montagna sacra: il Calvario. L’architetto sfruttava le proprie
cognizioni di Astronomia di posizione per ricavare, mediante osservazioni,
calcoli e costruzioni geometriche, la direzione di orientazione più
opportuna per verificare le specifiche simboliche richieste dai committenti.
L’Astronomia però era solo un mezzo per esprimere le funzioni liturgiche e
simboliche del monumento. Ma perché l’Astronomia fu così presente
nell’architettura sacra cristiana durante il Medioevo? È noto e ben
documentato come il solstizio invernale abbia rappresentato, durante l’anno,
un momento importante presso quasi tutte le popolazioni antiche, anche al di
fuori dell’Europa, tanto da essere commemorato con una festa rituale che
prevedeva tutta una serie di riti propiziatori atti ad onorare il Sole e a
favorire il ritorno della bella stagione. Il moto apparente del punto di
levata del Sole all’orizzonte locale in direzione sud, il suo rallentamento
durante i giorni che precedono di poco il solstizio invernale, l’inversione
della direzione del moto apparente ed il conseguente progressivo
allungamento delle giornate erano un chiaro sintomo che la stagione
invernale sarebbe presto terminata e con essa le difficoltà di
sopravvivenza. Era il momento della “rinascita del Sole”. Anche la
Cristianità fece proprio questo concetto e, secondo le scritture, la nascita
di Gesù venne stabilita essere avvenuta proprio in vicinanza della data del
Solstizio di Inverno, mentre il suo concepimento fu posto in prossimità
dell’equinozio di primavera e la ricorrenza dell’Annunciazione o
Incarnazione (25 Marzo) ne celebrava il significato simbolico e liturgico.
La conseguenza rituale è che ancora oggi la direzione della levata del Sole
al solstizio d’inverno corrisponde grosso modo al sorgere del Sole nel
giorno della festa solstiziale cristiana per eccellenza, cioè il Natale.
Dopo aver accennato al significato rituale della direzione solstiziale,
vediamo ora di mettere in evidenza i significati mistici associati alla
direzione equinoziale, soprattutto quella primaverile. Questa direzione
potrebbe essere correlata con la data della Pasqua che, come è noto, si
celebra la domenica più vicina al primo plenilunio dopo l’equinozio di
primavera. Essendo, però la data della Pasqua mobile rispetto alla data
dell’equinozio a causa dei vincoli lunari, l’orientazione in accordo con la
posizione del Sole nascente a Pasqua non poteva essere codificata in maniera
fissa. Siccome la data della Pasqua può oscillare entro grosso modo 30
giorni oltre l’equinozio di primavera, cioè 1 mese sinodico lunare (29,5306
giorni), la differenza di orientazione rispetto alla linea equinoziale può
arrivare fino a circa 18° a nord dell’est. Questo significa che orientazioni
comprese tra i 72° e i 90° potrebbero essere correlate con la posizione del
sorgere del Sole il giorno di Pasqua dell’anno di fondazione della chiesa.
A causa
dell’oscillazione della data della Pasqua rispetto all’equinozio di
primavera, il Sole può percorrere sulle Sfera Celeste differenti traiettorie
che lo portano a sorgere in un intervallo di azimut astronomico compreso tra
90° (Equinozio di Primavera) e 72° (limite massimo per la Pasqua bassa) che
grosso modo corrisponde al 25 Aprile.
Oltre alla direzione del
sorgere del Sole a Pasqua esistono anche altri significati mistici che la
Chiesa antica collegò alla direzione equinoziale. Tale direzione era
correlata anche con la data della ricorrenza detta dell’Incarnazione (o
Annunciazione) festeggiata il 25 Marzo, che fino al Concilio di Nicea (325
d.C.), presieduto dall’imperatore romano Costantino il Grande, era ritenuto
essere la data dell’equinozio di primavera, in accordo con il calendario
giuliano allora ufficialmente accettato dalla Chiesa di Roma.
Distribuzione della declinazione del Sole
calcolata per le 1175 date della domenica di Pasqua dal Concilio di Nicea
(325 d.C.) fino all’anno 1500.
Dal punto di vista
astronomico la data equinoziale corretta era invece il 20 Marzo (alle ore
11:54 di Tempo Universale), la data del 25 Marzo era corretta al tempo di
Giulio Cesare, ma il problema sarebbe stato risolto solamente nel 1582 con
la riforma gregoriana del calendario. Nel 1001 d.C. la data astronomica
dell’equinozio cadde il 15 Marzo, nel 1401 il 12 del mese e dopo la riforma
si passò per decreto papale al 21 Marzo. I quattro giorni di differenza tra
il 21 e il 25 implicavano circa 3 gradi di errore sistematico nella
definizione della corretta direzione della linea equinoziale qualora
l’architetto incaricato della costruzione avesse deciso di orientare l’asse
della chiesa osservando la direzione del Sole nascente all’alba del giorno
dell’equinozio di primavera indicato dal calendario, senza eseguire alcuna
rilevazione astronomica sperimentale della corretta direzione equinoziale.
Alla luce di questi fatti è quindi importante cercare di capire come i
criteri suggeriti da Gerberto d’Aurillac e dalle usanze più antiche furono
messi in pratica dagli architetti e dai progettisti dei luoghi di culto dal
Medioevo. L’orientazione rigorosa di una costruzione lungo la direzione
equinoziale era, dal punto di vista operativo, un problema di non facile
soluzione. La metodologia più moderna disponibile durante il Medioevo è
quanto riportato dal “Geometria” di Gerberto d’Aurillac oppure nel “De
Architettura” di Vitruvio o nel “De limitibus constituendi” di Igino il
Gromatico o addirittura nella “Naturalis Historia” di Plinio il Vecchio e le
necessarie conoscenze astronomiche erano per lo più bagaglio culturale degli
esponenti del clero sia monastico che secolare. In realtà, durante il
Medioevo l’orientazione equinoziale dei luoghi di culto era fortemente
consigliata, ma non era precetto da rispettarsi in maniera rigida e
dogmatica, quindi esistono chiese con orientazione differente da quella
prevista dal criterio “Sol Aequinoctialis”, ma generalmente, salvo qualche
caso per la verità molto interessante, l’orientazione rimaneva coerente con
il criterio “ad Solem Orientem”. Inizialmente era necessario disporre di una
semplice, ma efficiente, strumentazione atta ad individuare la direzione
cercata, in secondo luogo era richiesta l’applicazione di un procedura di
lavoro, basata su semplici ed elementari cognizioni di Geometria e di
Astronomia di posizione, ma capace di condurre a risultati corretti, ed
infine erano richieste una o più persone capaci di portare a termine
l’operazione in maniera sufficientemente accurata, essendo nel contempo
capaci di eseguire le osservazioni astronomiche necessarie ad acquisire i
riferimenti basilari per la corretta esecuzione del loro lavoro. Come
abbiamo detto, durante il medioevo l’edificazione di una chiesa doveva
soggiacere a regole ben precise di orientazione del suo asse
ingresso-abside, ma anche nello stabilire il periodo in cui il rito di
fondazione doveva essere celebrato. Guido Bonatti da Forlì, matematico,
astronomo e astrologo attivo a Parigi durante il XIII secolo, nel suo “Decem
continens tractatus astronomiae”, di cui si dispone di un’edizione
pubblicata a Venezia nel 1506, mette in evidenza che le chiese, essendo
centri di potere divino, dovevano essere innalzate secondo scrupolose regole
rituali seguendo il corso dei cieli e che dovevano essere edificate quando
si verificano talune congiunzioni astrali favorevoli. In particolare l’epoca
di fondazione delle chiese era scelta in accordo con la levata
all’orizzonte, per la prima volta durante l’anno, delle stelle della
costellazione dell’Ariete, quindi il periodo scelto era di poco successivo
all’equinozio di primavera ed era in accordo con le regole astronomiche
della celebrazione della Pasqua cristiana. La ragione non era solo mistica,
ma rispondeva anche a due esigenze pratiche ben precise, la prima delle
quali era rappresentata dal fatto che quello era il periodo in cui il gelo e
le piogge invernali cessavano ed il terreno diventava più morbido
consentendo agli operai di lavorare agevolmente, l’altra era di avere a
disposizione un lungo periodo di tempo, fino al successivo inverno, per
portare a termine i lavori di edilizia, in modo tale che la costruzione
potesse essere completata o quasi prima dell’arrivo della brutta stagione.
Talvolta anche l’anno in cui i lavori dovevano iniziare era scelto con cura
in funzione di particolari eventi astronomici favorevoli ai quali gli
astrologi attribuivano grande significato. Nel 1406, Jean Ganivet scriveva:
« Si velis aedificare aedificium duraturum, considera in fundazione stallas
fixas in primario et conferas eis planetas benevolos » (Jean Ganivet, “Coeli
enarrant”, Lione 1406) « Se vuoi edificare un edificio durevole, nella
fondazione osserva primariamente le stelle fisse e paragona ad esse i
pianeti benevoli». Quindi non solo la levata eliaca delle stelle dell’Ariete
definiva il periodo stagionale più favorevole, ma le posizioni planetarie,
soprattutto quelle di Marte e Giove, nelle costellazioni zodiacali
stabilivano gli anni più adatti per l’edificazione degli edifici sacri,
soprattutto quelli di rilevante importanza. La conseguenza è che nessuno dei
luoghi di culto medioevali sorse secondo criteri casuali, ma ciascuno venne
edificato seguendo i canoni costruttivi e soprattutto di orientazione, che
ribadivano la tradizione diffusa di orientare i templi o più in generale i
luoghi di culto verso la direzione cardinale est (Versus Solem Orientem) ed
in particolare verso il punto di levata del Sole agli equinozi (Sol
Aequinoctialis). La rigorosità nell’orientazione è un elemento che però andò
decadendo nel tempo, attraverso i secoli. L’analisi dell’orientazione degli
assi dei luoghi di culto medioevali presenti lungo l’arco alpino, rispetto
alla direzione del meridiano astronomico locale, ha messo in evidenza una
correlazione tra la data di edificazione della chiesa e l’ampiezza della
distribuzione delle orientazioni rilevate sperimentalmente. Le chiese
costruite prima del 1500 sono caratterizzate da una orientazione molto
accurata, mentre da 1500 in poi, fino al 1700, l’orientazione diviene meno
precisa fino ad arrivare al 1700 epoca dalla quale in poi i luoghi di culto
tendono ad essere orientati in maniera quasi casuale. Questo è evidente
soprattutto nei borghi, mentre le chiese isolate nelle vallate rimangono
ancora abbastanza ben orientate anche nel XVIII secolo. La spiegazione di
questo fatto è abbastanza intuitiva. Prima del 1500, non essendo diffuso in
architettura l’uso della bussola, era necessario utilizzare le osservazioni
astronomiche per determinare le linee equinoziale e meridiana.
Successivamente l’uso della bussola produsse chiese orientate secondo la
direzione del punto cardinale est magnetico che differiva in maniera
variabile nel tempo dall’est astronomico a causa della declinazione
magnetica locale e della sua variazione; tali discrepanze possono essere
attualmente misurate e i moderni computer consentono di ricostruire le
direzioni astronomiche fondamentali per un certo luogo, nei tempi passati.
Nonostante la minor cura che l’uso della bussola richiedeva per allineare i
costruendi edifici di culto, l’orientazione astronomica secondo il criterio
“Ab Solem Orientem” era ancora importante per gli ecclesiastici tanto che
negli atti delle visite pastorali del Card. Federico Borromeo (1606) al
folio 353v del vol. 16 ADSM si legge “Ecclesia Praedicta Orientem Spectat”
in realazione alla pieve di Porlezza (CO).
Antenna GARMIN GA21 utilizzata per la ricezione dei segnali GPS utilizzati
georeferenziazione delle chiese di Arzenate.
Ricevitore di segnali
GARMIN GPS III utilizzato per la georeferenziazione delle chiese.
Il rilievo archeoastronomico
La
chiesa di San Pietro in Vincoli ad Arzenate è state accuratamente
georeferenziata mediante tecniche satellitari GPS, il 9 Agosto 2008; in
quell’occasione è stata misurata con grande precisione l’orientazione
dell’asse della navata rispetto alle direzioni astronomiche fondamentali con
l’obbiettivo di ricostruire la metodologia applicata in fase progettuale e
nella successiva fase di realizzazione dell’edificio.
La procedura di georeferenziazione
La
posizione geografica dell’edificio di culto studiato è stata accuratamente
misurata mediante tecniche satellitari GPS ed ottenuta sulla base della
media di numerose determinazioni indipendenti di posizione ottenute in
acquisizione continua, (rate: 1 point/second) elaborando i segnali
provenienti dai satelliti in vista, cioè posti al disopra dell’orizzonte
naturale locale, mediante un ricevitore GARMIN GPS III utilizzando il codice
C/A. Le coordinate geografiche sono riferite all’ellissoide geocentrico
standard WGS84 e note con un’incertezza media globale pari ad alcuni
centimetri la quale corrisponde alla incertezza di posizionamento
planimetrico della chiesa. L’incertezza sulla quota è maggiore, come
usualmente accade nel caso del rilievo satellitare GPS. Oltre al rilievo
satellitare da terra sono state utilizzate anche le immagini georeferenziate
dell’area in cui è posto il luogo di culto riprese dallo spazio da satellite
le quali hanno permesso un’ulteriore determinazione della posizione
spaziale.
Rilievo dell’orientazione della navata
La
direzione di orientazione della navata principale rispetto alle direzioni
astronomiche fondamentali è stata ottenuta in due modi indipendenti, il
primo sulla base del rilievo diretto in loco utilizzando uno squadro
cilindrico graduato Salmoiraghi, orientando lo zero del cerchio orizzontale
lungo la direzione nord del meridiano astronomico locale, determinato
utilizzando due punti GPS posti ad una certa distanza l’uno dall’altro. Il
secondo modo è stato l’analisi delle immagini georeferenziate attenute da
satellite. Le misure di orientazione ottenute eseguendo la media pesata
delle determinazioni di azimut astronomico utilizzando come pesi il
reciproco del quadrato della deviazione standard ottenuta su ciascun insieme
di dati: in questo modo si possono combinare insiemi di misure di precisione
differente nel modo rigoroso secondo la teoria statistica Gaussiana,
ottenendo i relativi limiti di confidenza riferiti ad un livello di
probabilità pari al 95% come è d’uso. Per controllo dei risultati ottenuti
sono stati rilevati anche gli azimut magnetici utilizzando due bussole
topografiche di precisione Wilkie mod. 9610 di costruzione tedesca, mediando
gli azimut magnetici ottenuti in modo da ridurre l’errore complessivo.
Rilievo del profilo
dell’orizzonte naturale locale
Il rilievo
dell’orizzonte naturale locale rappresentato dal profilo delle montagne di
sfondo nella direzione occidentale è stato rilevato con elevata accuratezza.
Tale profilo è tecnicamente denominato “skyline”.
Lo squadro cilindrico Salmoiraghi utilizzato per l’esecuzione
dei rilievi topografici della chiesa di San Pietro in Vincoli ad Arzenate.
Il
profilo della skyline è stato ricostruito sia sulla base delle misure
eseguite in loco mediante un clinometro a disco prodotto dalla ditta
finlandese SUUNTO, mod. PM5/360PC, ma anche dalla generazione per via
sintetica del profilo orografico di sfondo nella direzione orientale
eseguito elaborando l’altimetria ricavabile dalle immagini georeferenziate
da satellite.
La chiesa di San Pietro in Vincoli ripresa da
satellite il 19 Luglio 2005
La
posizione geografica della chiesa derivata sulla base della media di 1700
determinazioni indipendenti di posizione ottenuti in acquisizione continua,
elaborando i segnali provenienti da 9 satelliti in vista, mediante un
ricevitore GARMIN GPS III (codice C/A), è la seguente:
LAT = 45° 43’ 39”,32 N
LON = 9° 33’ 57”,24 E
ALT = 383 mt.
riferita all’ellissoide geocentrico standard di riferimento WGS84 e nota con
un’incertezza media globale pari a 6 cm. Il profilo dell’elissoide standard
WGS84, calcolato con l modello NIMA EGM96 passa ad una quota pari a 45,234
metri rispetto al Geoide locale.
Il
rilievo dell’orizzonte naturale locale apparente è stato eseguito sia
collimando con lo squadro cilindrico Salmoiraghi le cime delle principali
alture di presenti nel paesaggio locale nella direzione nord-orientale,
quali il Monte Ubione, il Canto Alto ed il profilo del Monte Bastia in
direzione est in modo da ottenere gli azimut astronomici mediante lo squadro
e le altezze angolari apparenti mediante il clinometro SUUNTO, mentre la
generazione per via sintetica del profilo dell’orizzonte naturale locale
orientale è stata ottenuta mediante i dati planimetrici ed altimetrici
ricavati dalle immagini eseguite da satellite. Gli azimut astronomici
misurati nel caso della cima del Canto Alto e di quella del Monte Ubione
sono stati utilizzati al fine di calibrare le misure di angolo orizzontale
ottenute con lo squadro cilindrico trasformandole nei corrispondenti azimut
astronomici, mentre il profilo del Monte Bastia era interessato dalla levata
del Sole equinoziale osservato dalla chiesa. Allo stesso modo si è operato
nel caso dei rilievi alla bussola topografica permettendo la calibrazione
delle misure e quindi di trasformare gli azimut magnetici nei corrispondenti
astronomici riferiti al meridiano astronomico locale passante per la chiesa
di San Pietro in Vincoli.
L’orientazione della
navata
L’azimut astronomico della direzione di orientazione della navata
principale, nel senso ingresso-abside, rispetto alle direzioni astronomiche
fondamentali è stata ottenuta eseguendo numerose misure allo squadro
Salmoiraghi (granularità pari a 5’) e procedendo alla successiva analisi
statistica dei dati. L’asse della navata è allineato secondo un azimut
astronomico medio pesato pari a 85°,4 ± 0°,4 rispetto alla direzione nord
del meridiano astronomico locale. I limiti di confidenza con un livello di
probabilità pari al 95% sono: 86°,1, per il limite superiore ed 84°,7 per il
limite inferiore. Tali valori sono stati pienamente confermati dall’analisi
eseguita sulle immagini satellitari georeferenziate la quale ha fornito un
azimut astronomico di orientazione pari a 85°,32 ± 0°,5. Questi valori sono
quelli su cui è stata basata l’indagine archeoastronomica dell’edificio
sacro con l’obbiettivo di ricostruire e mettere in evidenza i criteri
adottati in fase di progetto e di edificazione di esso durante la prima fase
risalente al IX secolo d.C.
Analisi
archeoastronomica
L’analisi
archeoastronomica ha mostrato l’esistenza di tre possibili criteri
indipendenti che potrebbero essere stati applicati in fase di orientazione
dell’edificio risalente al IX secolo. Il primo criterio potrebbe essere
connesso con il tentativo di applicare il criterio Sol Aequinoctialis,
allineando esattamente l’asse della sua navata principale nella direzione
della levata del Sole equinoziale, cioè la est-ovest astronomica,
utilizzando non una costruzione geometrica basata sull’osservazione
dell’ombra di uno gnomone verticale proiettata dal Sole durante la giornata,
bensì la diretta osservazione della levata del disco solare all’orizzonte
naturale locale all’alba del giorno di equinozio previsto dal calendario
giuliano, tramite la lettura della data riportata da un almanacco
dell’epoca, quindi convenzionalmente il 21 Marzo. In realtà la data vera di
transito del Sole all’equatore celeste, durante il IX secolo, era il 17
Marzo riferita al calendario dell’epoca il quale aveva accumulato un errore
progressivo che era giunto a ben 4 giorni rispetto al vero computo solare
astronomico. La tabella seguente riporta le effemeridi del Sole
topocentriche calcolate per il mese di Marzo dell’anno 867 d.C.: la prima
colonna riporta la data secondo il calendario giuliano allora in vigore, la
seconda colonna mostra l’Ascensione Retta del Sole e la terza riporta la
Declinazione dell’astro. Dalle effemeridi solari si nota che il transito
dell’astro all’equatore celeste avvenne quindi tra il 16 ed il 17 Marzo 867
e tale rimase per tutto il IX secolo.
Data
Ascensione Retta Declinazione
01 mar 867 23h 02m 38.18s -06° 10' 25.3"
02 mar 867 23h 06m 18.56s -05° 47' 19.5"
03 mar 867 23h 09m 58.53s -05° 24' 09.2"
04 mar 867 23h 13m 38.11s -05° 00' 54.6"
05 mar 867 23h 17m 17.32s -04° 37' 36.1"
ù06 mar 867 23h 20m 56.17s -04° 14' 14.2"
07 mar 867 23h 24m 34.68s -03° 50' 49.2"
08 mar 867 23h 28m 12.87s -03° 27' 21.4"
09 mar 867 23h 31m 50.75s -03° 03' 51.3"
10 mar 867 23h 35m 28.35s -02° 40' 19.2"
11 mar 867 23h 39m 05.69s -02° 16' 45.5"
12 mar 867 23h 42m 42.77s -01° 53' 10.6"
13 mar 867 23h 46m 19.61s -01° 29' 34.8"
14 mar 867 23h 49m 56.25s -01° 05' 58.6"
15 mar 867 23h 53m 32.68s -00° 42' 22.4"
16 mar 867 23h 57m 08.94s -00° 18' 46.4"
17 mar 867 00h 00m 45.04s +00° 04' 49.0" Equinozio vero astronomico
18 mar 867 00h 04m 21.00s +00° 28' 23.3"
19 mar 867 00h 07m 56.84s +00° 51' 56.2"
20 mar 867 00h 11m 32.57s +01° 15' 27.3"
21 mar 867 00h 15m 08.23s +01° 38' 56.4" Equinozio conv. di calendario
22 mar 867 00h 18m 43.84s +02° 02' 23.1"
23 mar 867 00h 22m 19.42s +02° 25' 47.1"
24 mar 867 00h 25m 54.99s +02° 49' 08.1"
25 mar 867 00h 29m 30.59s +03° 12' 25.8"
26 mar 867 00h 33m 06.23s +03° 35' 39.8"
27 mar 867 00h 36m 41.94s +03° 58' 49.9"
28 mar 867 00h 40m 17.75s +04° 21' 55.8"
29 mar 867 00h 43m 53.67s +04° 44' 57.1"
30 mar 867 00h 47m 29.72s +05° 07' 53.6"
31 mar 867 00h 51m 05.93s +05° 30' 44.8"
L’abside fu posto quindi ad est come stabilito dalle regole
dell’orientazione canonica romana, ma compiendo un errore di 4°,6 gradi
verso nord a causa dell’errore di calendario riportato dall’almanacco.
L’asse
della chiesa di San Pietro in Vincoli ad Arzenate potrebbe essere stato
allineato verso la direzione di levata del Sole agli equinozi, ma
utilizzando la data convenzionale del 21 Marzo stabilita dagli almanacchi
per il IX secolo, compiendo un errore di circa 4 giorni rispetto alla vera
data in cui declinazione del Sole sulle Sfera Celeste è pari a zero. Questo
ha introdotto un errore di orientazione pari a 4°,6 verso nord dell’est.
L’asse della navata principale potrebbe essere quindi stato allineato con
nella direzione in cui era visibile la levata del Sole il 21 Marzo dell’anno
di fondazione, durante il IX secolo, sopra il profilo della Bastia,
un’altura che sovrasta ad occidente la città di Bergamo. Il fatto che
l’altezza angolare apparente dell’orizzonte naturale locale rispetto a
quello astronomico lungo la direzione che corrisponde all’azimut di
orientazione della navata della chiesa sia dell’ordine di 1° introduce un
ulteriore spostamento verso sud del punto effettivo di levata del Sole tanto
che siamo obbligati a prendere in esame un secondo possibile criterio di
orientazione, questa volta basato sull’osservazione della levata del Sole
all’alba della domenica di Pasqua di un anno compreso nel IX secolo.
Levata del Sole il 21
Marzo 867, anno di prima citazione documentaria della chiesa di San Pietro
in Vincoli ad Arzenate, all’orizzonte astronomico locale. L’osservazione
dell’apparizione dell’astro dietro la Bastia avrebbe introdotto un ulteriore
errore nell’azimut di orientazione della navata della chiesa.
Il
rilievo dell’orizzonte naturale locale rappresentato dal profilo delle
montagne di sfondo nella direzione nord-est ha mostrato che la sua altezza
apparente è dell’ordine di 1°. Tale valore deriva dalle misure eseguite in
loco, ma anche dalla generazione per via sintetica del profilo orografico di
sfondo nella direzione orientale eseguito elaborando le immagini da
satellite. Il calcolo astronomico ha mostrato che in quella direzione nel IX
secolo era visibile la levata del Sole nel giorno di Pasqua posto nella
terza decade di Marzo, teoricamente all’alba del 24 o del 25 del mese
(calendario giuliano), esattamente lungo l’asse della navata della chiesa.
La levata solare pasquale rappresenterebbe quindi il “target”
astronomico codificato in fase di allineamento della chiesa. Durante il IX
secolo la Pasqua cadde il 24 Marzo solamente negli anni 821 ed 832
(bisestile), mentre cadde il 25 Marzo nell’anno bisestile 848 d.C. In quei
due giorni il Sole, posizionato nella costellazione dei Pesci, sorse lungo
l’asse delle navata della chiesa di San Pietro in Vincoli. Tali date
potrebbero essere quelle in cui la direzione di orientazione del costruendo
edificio potrebbe essere stata stabilita mediante l’osservazione diretta
della levata solare all’orizzonte naturale locale, dietro quindi il profilo
della Bastia. L’orientazione dell’edificio di culto dovrebbe essere avvenuta
“a vista” sulla base dell’osservazione del Sole pasquale nascente in
un anno in cui potremmo collocare cronologicamente la fondazione del primo
edificio di culto.
L’asse della chiesa di San Pietro in Vincoli ad Arzenate
potrebbe essere stato allineato verso la direzione di levata del Sole dietro
la Bastia all’alba della domenica di Pasqua di un anno del IX secolo: in
particolare la levata del Sole a Pasqua avvenne lungo l’asse della chiesa
solamente negli anni 821, 832 ed 848, i quali potrebbero essere date
proponibili per la fondazione del primitivo luogo di culto.
Tra
le tre date suggerite dai risultati dall’analisi archeoastronomica per la
fondazione della primitiva chiesa, quella del 25 Marzo 848 d.C. sembra
essere da preferire in quanto in quell’anno la Pasqua coincideva con la
festa dell’Incarnazione, cioè dell’annunciazione a Maria. Il terzo possibile
criterio di orientazione, che poteremmo definire “ad Incarnazione Domini”,
potrebbe quindi essere stato quello di allineare la navata della chiesa del
IX secolo verso il punto di levata del Sole all’orizzonte naturale locale
all’alba del 25 Marzo, giorno appunto tradizionalmente dedicato
all’Annunciazione, cioè nove mesi prima del Natale. La tabella seguente
mostra le effemeridi del Sole dal 15 al 31 Marzo di quell’anno. Nella prima
colonna è riportata la data secondo il calendario giuliano, nella seconda
colonna è elencata l’Ascensione Retta (R.A.) topocentrica del Sole, nella
terza la Declinazione topo centrica, nella quarta colonna abbiamo l’azimut
astronomico del Sole nascente e nell’ultima la sua altezza rispetto
all’orizzonte astronomico locale.
Data R.A. Declinazione
Azimuth Altezza
15 mar
848 23h 56m 40.47s -00° 21' 55.8" 087° 45' 14" -02° 41' 54"
16 mar 848 00h 00m 16.56s +00° 01' 39.6" 087° 32' 26" -02° 21' 25"
17 mar 848 00h 03m 52.50s +00° 25' 14.1" 087° 19' 41" -02° 00' 56"
18 mar 848 00h 07m 28.32s +00° 48' 47.2" 087° 06' 58" -01° 40' 26"
19 mar 848 00h 11m 04.04s +01° 12' 18.6" 086° 54' 18" -01° 19' 56"
20 mar 848 00h 14m 39.68s +01° 35' 48.0" 086° 41' 40" -00° 59' 27"
21 mar 848 00h 18m 15.27s +01° 59' 15.1" 086° 29' 04" -00° 38' 59"
22 mar 848 00h 21m 50.82s +02° 22' 39.5" 086° 16' 30" +00° 13' 22"
23 mar 848 00h 25m 26.37s +02° 46' 01.0" 086° 03' 59" +00° 30' 39"
24 mar 848 00h 29m 01.94s +03° 09' 19.2" 085° 51' 29" +00° 48' 15"
25 mar 848 00h 32m 37.55s +03° 32' 33.7" 085° 39' 01" +01° 06' 08"
26 mar 848 00h 36m 13.22s +03° 55' 44.4" 085° 26' 35" +01° 24' 18"
27 mar 848 00h 39m 48.98s +04° 18' 50.9" 085° 14' 11" +01° 42' 39"
28 mar 848 00h 43m 24.85s +04° 41' 52.8" 085° 01' 48" +02° 01' 10"
29 mar 848 00h 47m 00.85s +05° 04' 49.9" 084° 49' 26" +02° 19' 49"
30 mar 848 00h 50m 37.01s +05° 27' 41.9" 084° 37' 06" +02° 38' 32"
Appare con molta chiarezza che all’alba del 25 Marzo 848 alle ore 6h 15m
della mattina il Sole sorge da dietro il Monte Bastia, a poco più di 1° di
altezza angolare apparente lungo una direzione di azimut astronomico pari a
85° 39’ che concorda a meno di 0°,3 circa con la direzione dell’asse della
chiesa di San Pietro in Vincoli ad Arzenate. La differenza angolare è da
imputare al grado di forestazione della Bastia a quel tempo, agli originari
errori di orientazione delle chiesa essendo essa avvenuta a vista e non con
l’utilizzo di strumenti e agli inevitabili errori di misura che intervengono
in fase di rilievo topografico.
Levata del Sole
all’orizzonte naturale locale dietro il profilo della Bastia lungo l’asse
della chiesa di San Pietro in vincoli all’alba della domenica 25 Marzo 848
d.C. festa dell’Annunciazione e Pasqua. Quella data sembra essere la più
probabile per la fondazione della primitiva chiesa.
La
levata del Sole all’alba del 25 Marzo 848, fu accompagnata dalla visibilità
dei pianeti Mercurio, Giove e Saturno che sorsero, uno dopo l’altro, poco
prima dell’astro diurno lungo la direzione dell’asse della chiesa di San
Pietro in Vincoli e brillarono nella luce del mattino prima della comparsa
del Sole pasquale. Ogni edificio sacro, a suo modo, era una rappresentazione
dell'Universo, ovvero, parafrasando Pier Damiani, “La chiesa e'
l'immagine del mondo” e il mondo era inteso in senso cosmogonico.
Quest'idea veniva trasposta in pratica stabilendo particolari orientazioni
simboliche dell’asse della navata principale, allineandolo lungo particolari
direttrici astronomiche tra cui quella della levata solare in taluni giorni
dell’anno particolarmente significativi dal punto di vista liturgico.
L'edificio sacro non era considerato solo un'immagine realistica del mondo e
della natura, ma doveva riprodurre la struttura intima e matematica
dell'Universo con tutte le sue leggi, ovviamente secondo la visione
liturgica cristiana che era l'unica ad essere accettata durante il Medioevo.
Secondo questa visione del mondo, l'edificio sacro era un'immagine
dell'Universo, il quale era sacro in quanto opera di Dio. In questo senso
quindi l'edificio di culto doveva assolvere la funzione di trasporre e
rendere comprensibile l'immagine dell'Universo trascendente in Dio che era
l'essenza creatrice del cosmo. La Gerusalemme Celeste che S. Giovanni
descrive nell'Apocalisse ha una forma quadrata e tale forma, assieme a
quella rettangolare e circolare costituisce il principio base ispiratore
dell'architettura dei luoghi di culto cristiani. L'orientazione di un luogo
di culto era già di per se stessa un rito in quanto lo scopo della procedura
era quello di stabilire un rapporto ben preciso fra l'ordine cosmico e
l'ordine terrestre e quindi, fra l'ordine stabilito da Dio e quello
stabilito dall'Uomo. Il procedimento tradizionale di orientazione degli
edifici di culto, era caratterizzato da un alto grado di universalità in
quanto doveva seguire alcune regole ben precise e strettamente codificate,
anche se qualche deroga era ammessa in funzione delle esigenze locali, ma lo
si ritrova praticamente ovunque esista un'architettura sacra. Se analizziamo
statisticamente una grande quantità di edifici sacri distribuiti su tutto il
territorio europeo, misurandone accuratamente l'orientazione rispetto alle
direzioni astronomiche fondamentali siamo in grado di rilevare l'esistenza
di un numero limitato di direzioni che erano ritenute importanti e tutta una
serie di regolarità geometriche nelle orientazioni, ciascuna delle quali e'
conseguenza di una motivazione ben precisa. Nonostante la varietà, peraltro
limitata, delle direzioni lungo cui l'asse, nel senso ingresso-abside, degli
edifici sacri risulta orientato, si rileva un punto di partenza comune che è
rappresentato dalla necessità pratica di determinare sperimentalmente la
particolare direzione richiesta per orientare la chiesa che nel caso di San
Pietro in Vincoli ad Arzenate fu la direzione di prima visibilità del Sole
alla sua levata in una domenica di Pasqua coincidente con la ricorrenza
dell’Incarnazione di Cristo, evento che, durante il IX secolo, si verificò
solamente nell’anno 848. Nonostante che durante il medioevo fossero
disponibili svariati metodi geometrici e gnomonici per stabilire le
direzioni astronomiche fondamentali lungo cui allineare gli assi degli
edifici di culto, nel caso della chiesa di Arzenate si preferì operare
direttamente con l’osservazione del Sole a vista all’alba del giorno
stabilito.
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Vitruvio, “De Architettura”, I,6,6. Versione tradotta
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Gerberto D’Aurillac “De Geometria”, in Nicolaus Bubnov
“ Gerberti postea Silvestri II Papae Opera Mathematica (972-1003)”, Geog
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Giuliano Romano, 1992, “Archeoastronomia
italiana” ed. CLEUP, Padova
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