BRENNO E LA LEGGENDA DEL FIUME BREMBO
Luogo: & Bergamo & Sombreno (Paladina)
Analogie: Autoctona Storica
Narratore:
Mirko Trabucchi
390 a.C. Brenno reclama l'oro di Roma
Tempore quo
Galli Senones in Martis amore
florebant, Italum petierunt regna furore.
Dux erat his Brenus, gladio metuendus et asta,
cuius ad aspectum nutabant oppida vasta.
[...] cum Pergameos vidisset denique tractus:
“Nunc sum, quod petii - dixit - sepissime, nactus”.
Nel tempo in
cui i Galli Senoni fiorivano nell’amore per la battaglia,
si diressero con furore nei regni italici.
Loro condottiero era Brenno, temibile con la spada econ la lancia,
alla vista del quale grandi fortezze erano intimorite. [...]
dopo aver visto il territorio bergamasco, disse:
“Ora ho finalmente raggiunto ciò che ho a lungo cercato”…
Il capo gallico fermò in quel luogo le proprie schiere
e diede inizio alle opere di fortificazione.
Mosè del Brolo, in “Liber Pergaminus”
manoscritto risalente all’inizio del XII secolo
Chi non ha mai sentito nominare
il condottiero dei Celti Senoni??? Autore del sacco di Roma avvenuto nel 390
a.C.???
Il suo nome di battaglia era
Brenno, che non sarebbe in realtà il suo vero nome, in quanto era usanza
presso i Celti, che i condottieri fossero fregiati di nomi d’animale, che se potesse in un qual
modo rappresentare un tratto fisico o caratteriale, proprio come fanno gli
Indiani d'America, infatti Brenno significa Corvo.
La tribù dei Senoni era stanziata
nelle Marche ed in Romagna, e dopo la riunificazione da parte del condottiero
dei vari clan di quelle terre, espugnò l’Etruria, sotto
protettorato romano, dichiarando così guerra a Roma che assediò e decise di
abbandonare solo dopo il pagamento di un cospicuo bottino, che porterà al
pronunciamento delle fatidiche parole “Vae Victis” (Guai ai Vinti!).
I Celti successivamente si
ritirarono nelle loro terre del nord inseguiti dall’ira dei Romani
desiderosi di recuperare il tesoro e decisi a vendicarsi, riscattando
l’onore di Roma.
Secondo i fatti narrati dal
letterato medievale Bergamasco, Mosè del Brolo nel suo “Liber Pergaminus,
dopo la battaglia di Fiesole, l’attuale area di Firenze, nella quale il
Gallo fu di nuovo vittorioso contro i romani, Brenno ed il suo esercito si
ritirarono più a nord, più precisamente a Bergamo.
Ritenendo l’Oppidum Orobicum un
luogo sicuro e strategico, chiese ai bergamaschi di sottomettersi senza
porre resistenza, ma essi si rifiutarono, per cui i Galli Senoni se la presero con la forza, mettendola a
ferro e fuoco.
Collegati a questi eventi si
affaccia un altro aspetto ben più leggendario, secondo il quale Brenno fece
erigere nella zona di Paladina di Breno al Brembo (Sombreno), un castelliere
su cui successivamente nel medioevo fu eretto un castello, che una volta
abbattuto darà vita all’attuale Santuario di Sombreno.
Santuario di Sombreno a Paladina
Secondo la tradizione il console
romano Tito Manlio deciso al riscatto e considerando Brenno un acerrimo
nemico decise di inseguirlo sino al suo nuovo stanziamento.
Il console anziché dar battaglia,
contro il volere di Roma, decise di sfidare il Celta a duello per salvare i
rispettivi eserciti.
Il duello fu serrato, ma alla
fine ebbe la meglio il console, che si mise il Torque (collare in uso presso
i Celti) del Senone in segno di vittoria. Da allora il console fu ricordato
con il soprannome di Tito Manlio Torquato.
Brenno per il disonore di essere
stato risparmiato si suicidò gettandosi davanti ai suoi uomini nel fiume e
lasciandosi affogare. Da allora quel fiume prese il nome di Brembo.
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