FANTASMI E MISTERI
DEL
CASTELLO DI MARNE E DINTORNI
Luogo: Marne di Filago
Analogie: In tutta la Padania e nel continente Europeo
Narratore:
Mirko Trabucchi
Uno dei luoghi indubbiamente da
visitare nell’Isola Bergamasca è l’antico borgo medievale di Marne di Filago,
luogo in cui sorge un bellissimo castello, che oggi è adibito a feste e
matrimoni.
Secondo gli studiosi il borgo sarebbe sorto
da un’antico oppida celtico, successivamente riorganizzato a fortilizio
durante l’epoca romana, che sfruttando le difese naturali a strapiombo sul
lato sud del fiume Brembo e a nord est del torrente Dordo, si sarebbe posto
a guardia di un punto estremamente strategico per la viabilità antica, ossia
lungo la strada romana che collegava Bergamo a Milano. Proprio in quel
crocevia naturale venne costruito un ponte romano detto “ponte corvo”, di
cui ancor oggi se ne possono osservare i possenti resti. Un’altra traccia
archeologicamente importante risale all’altomedioevo, in un’epoca
antecedente l’anno mille, che consiste in uno stemma araldico di pietra
raffigurante un grifone oggi posto oltre l’ingresso al castello.
Il castello fu teatro di continui attacchi e
assedi, a partire dai sanguinosi scontri tra guelfi e ghibellini locali che
portarono il suo proprietario, il guelfo Marco Avogadri, a cederlo nel 1398
a Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano, per porre fine a quella
interminabile guerra civile. La tregua durò ben poco poiché nel 400 il
castello venne di nuovo attaccato e distrutto assieme ai castelli di
Grignano e San Gervasio dalle bande di Pandolfo Malatesta e da quelle di
Giacomo dal Verme.
Nel 1429 agli eredi Avogrado venne concessa dalla Repubblica di Venezia la
ricostruzione del castello con il compito di guardia e difesa dei confini
con il ducato di Milano. Nel 1705 nel pieno della guerra di successione
della corona di Spagna, l’Isola bergamasca fù oggetto di saccheggio e
devastazione da parte delle soldataglie francesi e alemanne. In
quell’occasione il nobile Fermo Avogadri fuggì a piedi durante la notte
ancora in pigiama verso Ponte San Pietro dove chiese riparo. Alla fine
dell’800 il maniero venne acquistato de alcuni discendenti del condottiero
orobico Colleoni che lo restaurarono portandolo allo stato attuale.
Da qui inizia il nostro viaggio verso
l’insolito… si dice che il conte Marino Colleoni, durante i restauri
rinvenne un misterioso cunicolo sotterraneo, che probabilmente veniva usato
durante gli assedi per il rifornimento di viveri, e che era collegato anche
al vicino castello di Grignano (che a sua volta era in collegamento con il
castello di Trezzo sull’Adda). Il conte fece murare l'entrata del cunicolo,
dopo averlo giudicato pericolante. La vox populi afferma invece che il conte
si affrettasse a farlo richiudere a causa di certi macabri ritrovamenti che
gli si pararono innanzi, come recitarono le sue testuali parole “murate
tutto! nessuno dovrà mai più vedere tali orrori!”. C’è chi afferma
invece che là sotto si celerebbero inestimabili tesori e a guardia di tali
ricchezze vi sarebbero dei terribili spettri.
Il castello, come abbiamo anticipato, fu
teatro di assedi, battaglie e spietate esecuzioni. Si crede infatti che
attorno ad esso di notte si aggirerebbero ancora quegli spiriti inquieti che
non trovarono degna sepoltura e che furono inumati alla benemeglio nei campi
lì attorno. Così attorno alla mezzanotte gli spettri di quei soldati
passerebbero ancora di ronda attorno al maniero.
Collegata a questa credenza si narra infatti
che una donna a custodia del castello, una notte, mentre stava chiudendo le
inferriate, porte e finestre del maniero, scorse una figura ammantata a
cavallo passeggiare tranquillamente avanti e indietro al di là del ponte
levatoio. Dapprima, presa da un comprensibile sconcerto, si affrettò a
chiuder tutto, ma poi vinta dalla curiosità nel capire chi fosse quel
misterioso cavaliere, scrutò di nuovo dallo spioncino, e vide che quella
figura si trovava ancora là, oltre il ponte. Presa una lampada a olio, si
fece coraggio e uscì dal portone decisa a scoprire chi si celasse dietro
quel nero mantello. Chiese a chiara voce chi fosse, ma non ottenne nessuna
risposta, si avvicinò e percepì che quella figura era vestita alla foggia di
altri tempi e in testa portava un cappello come quelli in voga nel
rinascimento. Direzionò meglio la sua lampada verso il volto del misterioso
viandante e con orrore scorse un teschio con le sue mani scheletriche. La
castellana in preda al panico fuggì all’interno del castello sbarrando in
tutta fretta il portone. Il cavaliere fantasma stando alla tradizione,
sarebbe ricollegabile a uno dei tanti spettri di soldato che ogni sera
sarebbero a guardia al castello.
Ma le leggende e le storie non si fermano
qui:
Un racconto romantico narra di una vicenda
che accadde ad una bellissima damigella di nome Adelasia Verando, figlia del
castellano di nome Gualtiero, che il 16 maggio 1386 con la sua famiglia,
fidanzato e scorta armata, furono assaliti da un gruppo di briganti lungo la
strada che costeggia il fiume Brembo, all’altezza di Mariano di Dalmine,
durante il rientro al castello di Marne dopo aver partecipato ad un
banchetto svoltosi presso persone amiche a Sforzatica.
Il gruppo di banditi, capeggiati da certi
brutti ceffi della zona, tali Bonadri e Ripa, ebbero la meglio sul nobile
corteo: il padre, la scorta e il fidanzato furono uccisi e Adelasia fu
rapita. I malfattori occuparono il loro castello di Marne e Adelasia fu
rinchiusa una delle stanze del castello. Disperata la damigella stava per
togliersi la vita avvelenandosi, ma dalla sua stanza vide aprirsi una
porticina segreta. Apparve un cavaliere di alta statura che si offrì di
liberarla conducendola fuori dal castello attraverso un cunicolo
sotterraneo, egli era un amico del fidanzato che gli rivelò che il suo amato
non era morto, ma era solamente ferito gravemente. La damigella riuscì a
fuggire dai suoi aguzzini, raggiungendo il fidanzato, che una volta ripreso,
fece giustizia e sposò Adelasia a Osio Sotto, dopodiché abbandonarono per
sempre le terre di pianura rifugiandosi lontano e cambiando i loro cognomi
nella lingua del paese che li ospitò.
All’interno del castello, sotto le vecchie
stalle si cela un piccolo anfratto nel quale vennero rinvenute in tempi
recenti numerose monete quattrocentesche, un ritrovamento che fece gridare
al ritrovamento della leggendaria “zecca del Colleoni”, ma che nella realtà
non trova riscontro nella realtà storica, in quanto si ha la certezza che
Bartolomeo Colleoni non fu mai proprietario del castello, possiamo solo
azzardare che ne fu ospite, nulla di più. Sicuramente ci troviamo davanti ad
un occultamento di un ignoto tesoretto. Le monete sono state affidate al
museo archeologico di Bergamo.
In tempi più recenti, nella notte di Pasqua
del 2008 tra sabato 22 e domenica 23 marzo, alle ore 3.30 del mattino, le
sale sud del castello furono gravemente danneggiate da un’incendio giudicato
inspiegabile. L’ultimo dei collaboratori di un ricevimento,
nell’allontanarsi scorse una nuvola di fumo provenire dall’ala sud del
castello. Immediatamente chiamò i soccorsi ma la porzione del castello ne
uscì devastata, portando con sé il prestigioso arredo che Marino Colleoni
aveva raccolto con tanta cura. Un nuovo tassello che va ad aggiungersi ai
misteri del maniero?
Nell’abitato di Marne si narra anche
un’altra leggenda a carattere religioso. Presso il suo centro abitato
odierno sorge un’antica torre medievale. Secondo la leggenda proprio in
quella torre furono tenuti prigionieri per un giorno e una notte i Santi
Fermo e Rustico, prima di essere trasportati a Verona per essere
martirizzati. Non a caso a Grignano si trova un bellissimo esempio di chiesa
romanica dedicata proprio a San Fermo e Rustico.
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