LA MADONNA DE LA CORNABüSA

Luogo: Cepino, frazione di Sant' Omobono Terme - Valle Imagna
Analogie: Comune alla fondazioni di molti Santuari Mariani
Narratore: Trabucchi Mirko


Immagine della Madonna della Cornabüsa

Uno dei luoghi più noti in bergamasca dedicati al culto Mariano è indubbiamente il Santuario della Madonna della Cornabüsa, sito a Sant’Omobono Terme in Valle Imagna. Qui il culto della Vergine proviene da molto lontano, più precisamente ha origine medioevale in seguito ad una leggenda tramandata oralmente dalla popolazione.

La Valle Imagna, assieme alla Val Martino, furono teatro di sanguinosi scontri tra opposte fazioni di Guelfi e Ghibellini che perdurarono per quasi un secolo e mezzo tra il 1300 sino al 1400. Questa situazione dipinse in quei luoghi un tetro scenario fatto di sofferenze, massacri, scorrerie e saccheggi ai danni delle popolazioni inermi.

Sembra che proprio durante una di queste scorribande la popolazione del piccolo borgo di Cepino si rifugiò in una cavità nota con il nome di Cornabüsa, che in bergamasco significa “roccia cava”.

Durante questo momentaneo esilio una donna portò con sé una statua di legno raffigurante la Madonna, verso la quale affidare preghiere e conforti nell’amaro momento. Una volta scampato il pericolo la popolazione ritornò ai propri luoghi, affidando però la statua a quella cavità, forse in riconoscenza della grazia ricevuta oppure per restituire al cristianesimo quel luogo un tempo ritenuto sacro ai pagani.

Nei tempi successivi un vecchio valligiano, addentrandosi in quella cavità rinvenne con meraviglia la statua. Ritenendo l’accaduto come un evento prodigioso continuò nei giorni successivi a frequentare silenzioso quel luogo, pregando e non facendo parola con i compaesani dell’accaduto, ma avvenne una cosa che cambiò per sempre il destino di quel luogo.


Immagine del Santuario della Madonna della Cornabüsa

Una giovane pastorella sordomuta di Bedulita un dì, probabilmente avendo visto l’anziano addentrarsi nella cavità, incuriosita dal singolare pellegrinaggio vi si addentrò trovando dinnanzi a se la statua della Madonna. Presa dall’entusiasmo la giovane corse in paese per annunciare ai compaesani il miracoloso ritrovamento, ma questa volta non ebbe bisogno di farsi comprendere a gesti e striduli vocalizzi, la fanciulla miracolosamente riacquistò la parola e l’udito.

Il miracolo si era compiuto, la Beata Vergine aveva suggerito alla fanciulla di esortare la popolazione di costruire in quel luogo un Santuario che riportasse la gente a Dio. Nonostante la missiva, tra i paesani della zona ne nacque un’aspra disputa su chi dovesse conservare la statua rinvenuta, dapprima la statua fu trafugata e deposta nella chiesa di Bedulita, successivamente fu ritrafugata e deposta invece nella chiesa di Cepino, ma l’effige in qualsiasi luogo venisse deposta miracolosamente durante la notte ritornava al suo luogo natale, ossia nella cavità della Cornabüsa.

I valligiani pensarono che la Madonna volesse discendere da quella cavità rocciosa con riti solenni, così fu che la statua fu trasportata in processione con grandi cerimonie da parte degli abitanti dei paesi in disputa, ma durante la discesa la statua della Madonna voltò miracolosamente il capo con un’espressione di dolore verso la sua dimora natale. I paesani compresero l’errore ed umilmente si lasciarono alle spalle i rancori riportarono la statua nel suo luogo d’origine, collaborando alla costruzione del Santuario che oggi conosciamo.

Curiosa è una pratica devozionale molto più antica e di origine pagana, ossia quella di straccare dei frammenti di roccia dalla caverna e conservarli come talismani contro le sventure e gli spiriti maligni.

 

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