CANDELIMAGGIO PADANO E
FUOCHI CELTICI DI BELTAME
di Piergiorgio Mazzocchi - Tratto
da "La
Padania" anno 1998
Rappresentazione scultore medievale del mese di maggio
La
festa del 1° Maggio è molto sentita nei nostri paesi, e in particolare in
tutta la Padania, con delle “isole felici” dove gli antichi riti della
festa Celtica di Beltame sopravvivono ancora oggi. Infatti anche se dalla
fine del secolo scorso le forze politiche emergenti del mondo operaio
collocarono la festa dei lavoratori in questa giornata, in realtà la festa
già esisteva come festa pagana. Qualcuno pensò quindi di emulare quanto già
sperimentato da altri: innestare una nuova festa su una ricorrenza
preesistente. Non a caso il 1° Maggio viene celebrato soprattutto nelle
campagne e in zone di cultura prevalentemente contadina, come la collina e
le montagna, più che in zone di cultura operaia. Tantissime sono le usanze
giunte sino a noi: dalla questua delle uova con compagnie di suonatori e di
cantori che vagano tutta la notte da un cascinale all’altro, alle
scampagnate sui monti e nei boschi fatte soprattutto da compagnie di
giovani.
Cantare
il Maggio in alcuni paesi dell’Appennino emiliano e ligure è il momento
più importante dell’anno quanto a festa non religiosa, con cortei che
sfilano nel paese “bardati” con rami di Maggio - ciondolo in fiore. Il
Carlin di Maggio che si svolge a Marsiglia (Piacenza), è senza dubbio tra i
più affascinanti riti del Calendimaggio. Durante la notte del 30 Aprile, un
gruppo di cantori accompagnati da suonatori di piffero, musa e fisarmonica,
vaga di casa in casa augurando con un canto di questua una buona stagione
agricola e raccogliendo in cambio uova, cibi e vino che verranno poi
consumati alla fine della festa nell’osteria del paese. Oltre ai canti di
questua, in altre province abbiamo le “Maggiolate” (serenate)
soprattutto sull’Appennino emiliano e in Toscana. In area alpina e
prealpina invece, ci si imbatte spesso nel tradizionale taglio
dell’albero: durante la notte i giovani del paese tagliano un pioppo o un
platano, in pianura, o un abete in montagna, che viene poi piantato
nottetempo nella piazza del paese. All’albero si appendevano simboli
spesso con significati a sfondo sessuale, proprio perché la festa fa parte
dei riti propiziatori della fertilità, ad esempio lunghe collane di gusci
di lumaca nella bassa bergamasca, festoni di gramigna, di ciliegi o altre
essenze. Generalmente l’albero viene abbattuto e portato in paese dai
giovani di leva e, date le dimensioni si tratta di una vera prova di forza e
di dimostrazione fisica, quasi un’iniziazione per dimostrare il
raggiungimento della maturità. Altra consuetudine era quella da parte dei
coscritti di passare la notte del 30 Aprile per le vie del paese cospargendo
le strade di trifoglio o altro.
Durante questa notte i giovani usavano mettere sulla porta delle ragazze dei
fiori o rami con una simbologia ben precisa, ad esempio rami di nocciolo o
di betulla significavano un omaggio alla bellezza, fiori che crescevano sui
monti vicini come i narcisi o i mughetti stavano a simboleggiare, oltre la
bellezza, la dedizione e quindi la fatica di ore di cammino per andarli a
raccogliere e rose galliche (spinose e profumate) ormai quasi scomparse dai
nostri giardini. Non sempre si tratta di un omaggio, spesso veniva espresso
un giudizio per cui la “bella” poteva anche trovare un mazzo di ortiche, del
trifoglio o dei fantocci che rappresentavano una capra o un’oca. Il tutto
ovviamente con una simbologia ben codificata e della quale purtroppo molto è
andato perso. La notte era alleata durante queste “imprese” non sempre
gradite e spesso per evitare giudizi troppo pesanti erano gli stessi
genitori a vegliare per cercare di impedire sgradite sorprese appese al
portone di casa. A volte questi rituali non si limitavano all’arco delle 24
ore ma si protraevano per giorni cominciando di solito il 25 Aprile (festa
di S. Marco evangelista) per tutto il mese di Maggio, come avremo modo di
vedere nei prossimi articoli. Ho cercato di fare una rapida carrellata senza
entrare troppo nel particolare, proprio per dare modo di verificare e
gustare quanto è rimasto, ma soprattutto stimolando, oltre alla ricerca, la
riscoperta e la riappropriazione della nostra cultura più genuina. Ricerca
che, unita ad una analisi appropriata, può portare alla riscoperta di
antichissime cerimonie miracolosamente sopravvissute durante i millenni
nonostante i detrattori e gli iconoclasti che hanno sostenuto politiche e
religioni di stato.
Rappresentazione medievale del mese di Maggio
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